Tennis

Quando la pallina rotola al contrario

By 17 Gennaio 2019Maggio 24th, 2022No Comments

Il tennis, forse più di altre discipline sportive, si gioca sul filo del rasoio per quanto riguarda la tenuta mentale. Non essendo una competizione a tempo, fino all’ultimo colpo non è mai finita. Lo sai tu, lo sa il tuo avversario.

Lo sai bene quando stai perdendo e avverti la possibilità di recuperare. Ma ne sei consapevole anche quando ti ritrovi dalla parte di chi sta vincendo. Perfino a un solo punto dalla fine (match point) può pioverti dal cielo una vocina che ti ricorda: “Attento, il tuo avversario può ancora batterti!”. E lì, se non sei bravo a gestire questa intromissione, la polarità può iniziare a cambiare. E come su un piano inclinato, la concentrazione può prendere velocità e rotolare verso l’inferno.

Ne parliamo dopo aver visto cosa è accaduto in queste ore al nostro Marco Cecchinato, finito ko al primo turno degli Australian Open, proprio dopo aver fallito un match point (e subìto la rimonta di Filip Krajinovic). Il tennista serbo non solo ha recuperato due set di svantaggio, ma ha ribaltato la situazione più per demeriti del siciliano che per iniziativa propria.

 

Eppure, a proposito di pronostici sovvertiti e set point annullati, non più tardi del giugno scorso lo stesso Marco Cecchinato aveva mandato a casa nientemeno che Nole Djokovic, conquistando la semifinale del Roland Garros (risultato storico a distanza di 40 anni dall’impresa di Corrado Barazzutti).

In questi casi, quando uno dei due tennisti è in dirittura d’arrivo e inizia a sentire la pressione del “dover” vincere essendo a un passo dal traguardo, può accadere qualcosa di negativo a livello di “Inner Game”, la realtà interiore vissuta nella mente dello sportivo, non percettibile all’esterno.

Ciò che in realtà vede il pubblico – spiega Lorenzo Marconi, amministratore di Sport Power Mind e trainer del Master in Sport Mental Coaching di ISMCIè il risultato del gesto tecnico. Nella testa dell’atleta si sta svolgendo un’altra partita, una partita basata sui pensieri che fa, sulle parole che si dice, sulle immagini che vede mentre sta svolgendo la performance, sulle sensazioni che prova e su dove è focalizzata la sua mente”.

L’atleta che sta davanti nel momento in cui subisce la rimonta, va in difficoltà perché sposta il proprio focus sul risultato, esce dal “qui e ora”, si concentra meno sul processo e sulla prestazione e subisce l’ansia e la paura. Quando il focus è sul punteggio, l’atleta comincia a fare calcoli su cosa potrebbe accadere.

Ma cosa dovrebbe fare un atleta nel caso in cui la paura inizi a farsi sentire?

In questi casi – conclude il mental coach Marconi è molto importante partire dalla respirazione e dalla fisiologia, i primi elementi che possono condizionare positivamente il dialogo interno e il focus. È importante ricominciare ad avere un dialogo interno produttivo (che porti soluzioni, non elementi negativi e depotenziati) e cercare il più possibile il proprio gioco, concentrandosi sul processo, cioè sul proprio gesto tecnico. Eseguire i propri colpi migliori, focalizzarsi sul cosa e come fare al meglio, evitando di pensare alle conseguenze di ciò che potrebbe accadere. Automaticamente il pensiero diventa potenziante, perché più libero, più spensierato. Più l’atleta pensa e meno produttivo diventa il suo gesto tecnico, con il pericolo poi di entrare in un loop di pensieri negativi. L’eccesso di pensiero da parte dell’atleta porta poi anche alla cosiddetta paralisi da analisi, dove la parte conscia ‘allaga’ talmente tanto la testa del tennista fino a saturare e a bloccare il gesto tecnico, provocando movimenti più rigidi e più contratti”.

Come ha scritto Gramellini sul Corriere della Sera in occasione dell’approdo di Marco Cecchinato alle semifinali del Roland Garros: “Dai rovesci nascono i fiori”. Ci auguriamo dunque che il suo formidabile rovescio a una mano (l’arma segreta che lo ha aiutato a battere l’ex numero uno del mondo, Djokovic) lo spinga a ritrovare quel giusto Inner Game necessario per tornare in alto!

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

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