C’è lo sport governato da statistiche e algoritmi, e quello tenuto in piedi da atleti che credono nel cuore, nel potere della mente e nelle emozioni vincenti.
Ci sono i predestinati come John McEnroe e Adriano Panatta. Talenti naturali che si sentono campioni già da ragazzi e a cui tutto riesce facile. E poi ci sono quelli normali, che mentalmente si accontentano e galleggiano per anni nella loro mediocre identità. Fino al giorno in cui, come d’incanto, il loro mondo interiore si capovolge. Dopo aver toccato il fondo degli abissi, si trasformano. Indossano la maschera del combattente e cominciano la risalita verso la vetta.
Ricordate Fabio Grosso? Siamo passati al calcio. Da oscuro terzino del Palermo, viene convocato da Marcello Lippi per i Mondiali del 2006. Partito riserva, si procura il rigore contro l’Australia, segna il gol in semifinale contro la Germania e realizza l’ultimo rigore nella finalissima di Berlino contro la Francia. Trascinando l’Italia sul tetto del mondo.
Ci viene in mente anche la Danimarca agli Europei di calcio del 1992, in Svezia, quando per l’impossibilità della Jugoslavia a partecipare (nel Paese era scoppiata la guerra civile), la nazionale danese viene ripescata a dieci giorni dall’inizio del torneo. Diversi giocatori danesi sono in vacanza e devono frettolosamente tornare in patria. I non più giovani ricordano che quella Danimarca, fra lo stupore internazionale, vince l’Europeo in finale contro la Germania, dopo aver battuto la Francia e l’Olanda!
A Budapest, a fine aprile scorso, il destino premia finalmente il tennista siciliano Marco Cecchinato. Dopo anni di mediocrità, il giovane palermitano si guarda dentro e inizia a gareggiare contro le sue credenze interiori, quelle che per anni hanno limitato la sua identità di potenziale campione. Nel torneo ATP ungherese, Marco dapprima viene eliminato nelle qualificazioni, ma poi – quando ha già la valigia pronta per ritornare in Italia – viene ripescato come “Lucky Loser“, il perdente fortunato! E vince il torneo. Battendo Seppi, il suo vecchio amico e tutor.
Come ha scritto Gramellini oggi sul Corriere della Sera, dai rovesci nascono i fiori. Cecchinato i suoi rovesci li ha avuti tutti: perfino una brutta storia di scommesse archiviata nel dicembre del 2016, che ne ha rallentato la crescita e il suo percorso all’interno del circuito ATP. Oggi è il suo formidabile rovescio a una mano ad averlo spinto lassù, in semifinale al Roland Garros, il tempio del tennis su terra rossa, dopo aver battuto nientemeno che l’ex numero uno del mondo, il serbo Nole Djokovic!
In due mesi il suo mondo si è ribaltato. Nella testa di Cecchinato è scattato un clic decisivo, uno swish mentale che gli ha fatto mollare la zavorra di ragazzo pigro e un po’ sbandato, per fargli indossare il costume da supereroe che crede nei suoi mezzi. Prima di questo Roland Garros, il tennista siciliano non era molto conosciuto. Non aveva mai vinto una partita nei quattro tornei dello Slam. Era salito sino alla posizione 82 della classifica mondiale giocando soprattutto “Challenger” e mostrando sprazzi di quel talento che, improvvisamente, è venuto fuori all’improvviso.
Lo sport per fortuna è un mondo imprevedibile. È un ambito dove le paure, le certezze, le emozioni e i sentimenti si scontrano, mescolandosi e contaminandosi. Dove i valori di un ragazzo generoso – che più volte ha ripetuto il suo amore per i ragazzini del circolo palermitano che lo ascoltano a bocca aperta quando lui va ad allenarsi con loro – alla fine emergono contro tutto e tutti. Premiando questo atleta che ha smorzato (con le sue smorzate) i pregiudizi della critica. E di cui oggi l’Italia va fiera, anche perché Cecchinato scende in campo senza isterie né proteste plateali contro gli arbitri.
Cecchinato da oggi è la gioia dei mental coach, consapevoli che l’aspetto mentale e la gestione degli stati d’animo è ancora l’arma segreta contro lo sport delle macchine, degli algoritmi e delle statistiche. Che lavorare sulle credenze e il focus mentale è l’unica leva che può sollevare un mediocre e catapultarlo sul tetto del mondo.