La mamma è di Formigine, provincia di Modena. Il papà è di Cavalese, nel Trentino. Sulla neve c’è cresciuto, a tre anni gli avevano già messo gli sci ai piedi. Giacomo Bertagnolli è nato con una atrofia al nervo ottico.
Da ipovedente, alle Paralimpiadi di PyeongChang, finora ha vinto la medaglia d’argento in SuperG e quella di bronzo nella discesa libera. Bertagnolli gareggia in coppia con Fabrizio Casal, la guida, colui che durante la gara apre la pista, consiglia, racconta la neve: “Fabrizio scende davanti a me, siamo in collegamento tramite Bluetooth. Io seguo la sua ombra e ascolto le sue parole, per copiarne la traiettoria”.
La coppia azzurra – che gareggia nella categoria visually impaired (ciechi e ipovedenti) – afferma con autoironia che “se potessimo usare un emoticon, sarebbe un occhiolino”. In pista, prima della discesa che si è conclusa con un ottimo terzo posto, la guida Casal rivela che “l’emozione era forte, mi tremava ogni centimetro del corpo”. Nel SuperG è andata meglio, la coppia ha sciato con la mente più sgombra e gli obiettivi più definiti: le gambe si sono sciolte, hanno preso velocità. Alla fine il secondo posto (a 18 centesimi dall’oro) è ampiamente meritato.
Prima della gara, ogni atleta trova un modo personale per darsi la carica. Giacomo Bertagnolli rivela di avere un urlo scambiato via radio con gli allenatori. Poi un bel respiro e via.
Gli ancoraggi nel mental coaching servono a questo: ad “accendere” uno stato d’animo proficuo in tempi velocissimi. L’ancora è uno stimolo (un suono, un contatto) neurologicamente legato a una particolare emozione, che si rivela utile a canalizzare l’energia necessaria per rendere al massimo in pista.
Fabrizio Casal (la sua guida) si carica in maniera differente, ascoltando musica. Vive in relax e solitudine gli istanti che precedono la gara, separato da Giacomo, ognuno con le proprie immagini. Salvo poi, alla partenza, riunirsi come un’unica entità.
Per l’Italia, dalle Paralimpiadi un’altra medaglia (d’argento) è arrivata grazie al veronese Manuel Pozzerle, specialista nello snowboard cross. Manuel è senza la mano sinistra, amputata per via di un incidente motociclistico. Lo sport, dice lui, lo aiuta a sentirsi libero, gli regala emozioni inimmaginabili. Pozzerle ha concluso la finale dietro all’australiano Simon Patmore. Niente da fare per l’altro azzurro Jacopo Luchini, eliminato nelle semifinali e giunto quarto.
“Domani ci giochiamo tutto e dovremo mettere il cuore e la determinazione che abbiamo mostrato di avere” ha commentato il presidente della Federazione Italiana Sport del Ghiaccio, Andrea Gios. “Questi ragazzi ci mettono sempre l’anima: ora dobbiamo fare un altro passo verso il sogno”.
Grazie per questo articolo utilissimo!