Scrivere di Federica Brignone in chiave mental coaching può aiutarci a capire meglio cosa ci sia dietro il crescente successo della trentenne valdostana. Ieri Federica Brignone ha fatto centro nella combinata di Altenmarkt-Zauchensee (con Marta Bassino terza ed Elena Curtoni quinta), difendendosi nella manche di slalom, una specialità tra quelle meno preferite. Per lei è la seconda vittoria di una stagione finora eccezionale, dodicesimo successo della carriera (trentaduesimo podio in totale), il quinto in combinata, disciplina che a questo punto la vedrà favorita per la conquista del trofeo di specialità.

Tutti hanno notato il cambiamento mentale di Federica, che con grandi risultati e continuità sta raccogliendo i frutti dopo un’estate priva di guai fisici e stop forzati. “Ho messo tanta cattiveria fin dalla prima porta – ha detto a fine gara – mettendo in conto che gli errori della Shiffrin e della Vlhova non semplificassero il mio compito. Però avevo un’occasione davanti a me e l’ho sfruttata al meglio”.
La Brignone sta bene, sprizza consapevolezza e autostima da tutti i pori. Questo ci dà lo spunto per analizzare e ribadire quanto sia fondamentale per un atleta professionista raggiungere un proprio equilibrio vincente, il cosiddetto “benessere mentale”. Nel suo caso nessun segreto particolare, se non la presenza attiva nello staff di una persona che la aiuta a estrarre e convogliare gli stati d’animo negativi, quelli che interferiscono con la prestazione. Per Federica questa figura è quella di Davide, suo fratello, che oltre a essere un tecnico è colui che svolge le funzioni di un mental coach.

Proprio nel gennaio di tre anni fa la Brignone stava seriamente pensando di smettere la carriera agonistica. Era finita in una situazione negativa, non le riusciva più di fare ciò che aveva sempre amato: e per questo si temeva che avrebbe scelto la strada più semplice, quella di appendere gli sci al chiodo. Fede era una ragazza ambiziosa, con lo sci nel sangue (è la figlia dell’ex campionessa di sci Maria Rosa Quario) ma fino a quel momento aveva vinto solo due gare di Coppa del Mondo, più un argento iridato.
È a quel punto che nella storia si inserisce il fratello. Da inizio 2017 Davide comincia a seguire la sorella maggiore come un’ombra, consigliandola, tranquillizzandola e ascoltando i suoi sfoghi nei momenti difficili. Diventa un punto di riferimento con cui condividere e analizzare le interferenze mentali che sbarrano la strada ai successi e impediscono alla Brignone di tirare fuori tutta la classe e l’agonismo che possiede. Gioie, dispiaceri, arrabbiature vengono così trasformati in energia positiva, con conseguenze sotto gli occhi di tutto: in 36 mesi Federica ha vinto più di quanto aveva fatto prima, conquistando altri 9 successi, oltre al bronzo olimpico del febbraio 2018.

“Mia sorella – ha spiegato Davide – è più serena, maturata non solo sulla neve ma anche nella vita di tutti i giorni. Approccia gli allenamenti in modo diverso, è più tranquilla in gara e rimugina di meno quando qualcosa va storto. A fine novembre, in America, è successo un episodio. Tra la prima e la seconda manche di Killington Federica era dispiaciuta, mi ripeteva di fare fatica a fidarsi e a spingere. Quando le ho detto di tirar fuori tutto quello che aveva dentro, perché le cose non ti vengono regalate ma bisogna andarsele a prendere, è scattato qualcosa che ha messo insieme tutto il gran lavoro fatto in estate. Fede ha tirato fuori una prova davvero incredibile, tra le migliori della carriera, facendo il miglior tempo di manche. Ero davvero fiero di lei!”.
“Le parole del fratello della Brignone confermano l’importanza dell’allenamento mentale” spiega Lorenzo Marconi, amministratore di Sport Power Mind e mental coach di atleti di diverse discipline sportive. “Come diciamo sempre ai nostri atleti, il benessere generale è il segreto numero uno per costruirsi un percorso vincente. Federica lo ha trovato nella figura del fratello, che svolge un ruolo simile a quello di un mental coach. Se l’atleta sta bene allora può essere performante: che non significa necessariamente vincere, ma portare in gara il proprio meglio”.

“I mental coach sanno bene – conclude Marconi – che la performance è uguale al potenziale meno le interferenze. Per annullare le interferenze esterne e interne, e far sì che l’atleta stia bene, occorre lavorare a fondo sull’uso della respirazione, sulla corretta nutrizione, sull’idratazione, sulla fisioterapia preventiva, della preparazione atletico e naturalmente della preparazione mentale. Solo così si crea intorno all’atleta un “cerchio magico” che consente al professionista di entrare nelle condizioni ideali per ottenere la propria migliore performance”.
Federica dunque sempre più… in pista, grazie a un ingrediente fondamentale per il suo benessere generale. Le sue parole di ieri confermano il giusto focus: “Ho iniziato il 2020 con il piede giusto, il lavoro fatto dopo Natale sta pagando. Sto sciando bene, ho gestito la pressione nonostante una concorrenza molto folta. Sono molto gasata in vista del Sestriere, ma voglio pensare a una gara alla volta. Diciamo che continuando a sciare così… posso giocarmi la vittoria in Coppa!”
