
“Lo sport mi ha insegnato a non arrendermi mai, a lottare per ciò che si desidera, sempre in modo pulito e corretto. È un veicolo per crescere nella consapevolezza dei propri limiti, ma anche con la certezza che possono essere superati con impegno e dedizione”, Carolina Kostner.
Ogni tanto capita di emozionarsi di fronte a un gesto sportivo di grande intensità. La prova di ieri di Carolina Kostner agli Europei di Mosca ci ha commosso senza resistenze, cogliendoci – come spesso accade – impreparati nel percepire la grazia che si genera quando un’atleta riesce nel capolavoro di allineare mente, corpo e spirito senza sbavature.
Lei, trentunenne, ha firmato un capolavoro migliorando dopo quattro anni il record italiano (da lei detenuto) e piazzandosi terza in classifica provvisoria alle spalle delle baby russe Zagitova (15 anni) e Medvedeva (18). Ecco cosa scrivono alcuni giornalisti, in passato non sempre teneri nei suoi confronti:
“La portacolori del Bel Paese ha regalato emozioni fortissime. Perfetta sui salti, Carolina ha incantato con la consueta interpretazione da attrice consumata, talmente coinvolta nella parte da apparire come una vera e propria Musa danzante. Una prestazione commovente che ha toccato le anime dei presenti”. (Francesco Militello, “oasport.it”)
“Sui versi di “Ne me quitte pas”, lei in verità non lascia, reagisce e morde la terza posizione dell’ennesimo podio europeo virtuale in una carriera che è già da record. Alle spalle, semmai, Kostner si mette tutto il resto: un passato stupendo, ma anche doloroso, ha forgiato eleganza, grazia e leggerezza, marchi di fabbrica con cui ha incantato la Sport Arena di Mosca”. (Lucia Galli, “Il Giornale”)
“Carolina ha il rossetto da combattimento ed è sublime nel nuovo vestitino rosso porpora con scollatura profonda, sulle note di “Ne me quitte pas”. Il maestro Mishin le ha messo a posto i salti prima di restituirla al vecchio coach Huth, e si vede: triplo triplo, triplo loop, doppio Axel senza un’incertezza. È così intensa che finisce l’esercizio scarmigliata, come fosse reduce da un amplesso con il ghiaccio…” (Gaia Piccardi, “Corriere della Sera”)
Accidenti! Niente male con un’Olimpiade alle porte! Difficile spiegare la longevità di Carolina Kostner in un ambiente dal ricambio vertiginoso. “Sono felicissima – ha detto alla fine – ero tranquilla, preparata bene, il pubblico mi ha trattato come fossi un’atleta russa. Mosca mi ha sempre dato emozioni forti. Non sono qui a paragonare il mio pattinaggio a quello delle avversarie, voglio dimostrare quello che so fare”.
Per entrare nel dettaglio del perché le sue strategie mentali siano così efficaci e vincenti, abbiamo attinto al libro “Mettersi in gioco”, scritto dal teologo Antonio Mastantuono, dal docente di Filosofia Luca Grion, da don Mario Lusek, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale del tempo libero e sport della Cei e Fortunato Ammendolia, studioso di pastorale digitale.
La prefazione è a cura di Carolina Kostner. Ecco cosa scrive di se stessa e della sua crescita personale.
“Lo sport mi ha insegnato a non arrendermi mai, a lottare per ciò che si desidera, sempre in modo pulito e corretto. È un veicolo per crescere nella consapevolezza dei propri limiti, ma anche con la certezza che possono essere superati con impegno e dedizione. Lo sport non è solo una bella musica, un bel costume, un sorriso smagliante. È molto di più: fatica, dedizione, passione, grinta, sacrificio, lacrime, sorrisi, fede”.
Carolina affronta anche il tema della passione: “Lo sport fa parte del mio io più profondo, e ribadisco la mia convinzione che sia fondamentale il ruolo del genitore nel far appassionare i propri figli allo sport in generale, qualunque esso sia, perché la passione del genitore non deve necessariamente diventare anche quella del figlio: la ‘bravura’ sta nel riuscire a capire quali siano le preferenze e le maggiori abilità dei propri figli e cercare di svilupparle. Ogni sport è speciale e merita di essere vissuto con passione, dedizione e molto divertimento”.
Parole da vero mental coach. Come queste: “Pazienza, umiltà, passione e divertimento: le scorciatoie sono sempre vicoli ciechi. Lo sport mi ha aiutata moltissimo anche nello sviluppo del mio carattere. In oltre vent’anni di attività il bilancio è sempre positivo, anche se delle volte si è costretti a passare attraverso tunnel bui per poi tornare alla luce più forti di prima”.
Chiusura sulla forza del team. “Con il tempo mi sono resa conto che nulla si può fare da soli, ma che bisogna trovare le persone giuste che ci possono accompagnare nel cammino della vita, anche di quella sportiva. Ogni risultato raggiunto è il risultato di un team unito e forte. Ringrazio la mia famiglia, che mi ha sempre supportato, il mio corpo di appartenenza – le Fiamme azzurre –, il mio management e anche il grande affetto dei miei fan di tutto il mondo”.
Semplice suggerimento alla Kostner. Una volta appese le lame al chiodo, giri per le scuole d’Italia a parlare di queste cose. Magari portandosi dietro il video dell’esibizione di ieri pomeriggio a Mosca e spiegando che il suo vestito di gara, come lei sostiene, rappresenta ciò che è l’armatura per un cavaliere!