Pattinaggio sul ghiaccioSport invernali

Se il focus mentale abbatte le barriere

By 12 Dicembre 2017Maggio 24th, 2022No Comments

Spesso raggiungere un traguardo sportivo si porta dietro significati più profondi. Battersi per superare un record, correre una maratona, scalare una vetta in bicicletta può rappresentare un richiamo intenso a energie fisiche e mentali nascoste.

Hai presente quando tutto l’ambiente circostante inizia a boicottare il tuo sogno? Quando ti ritrovi circondato da persone che ripetono “che non ce la puoi fare”, che “è meglio non andare avanti su quella strada” eccetera eccetera? In molti casi, da quella pressione psicologica nasce dentro di te una vocina che ti suggerisce invece di allenarti ancora di più, di scendere in campo e metterci la faccia affinché la tua impresa diventi un simbolo di riscatto, di sfida alle credenze negative che vorrebbero impedirti di volare.

Per un mental coach sportivo che inizia a seguire atleti di giovane età, uno dei muri più frequenti da abbattere è rappresentato proprio da ciò che dicevo sopra: dallo scetticismo che circonda il ragazzo (o ragazza). Dai parenti ostili, dagli amici che iniziano a tirare da un’altra parte (“Ma ti alleni anche oggi? Dai vieni a divertirti”, come se lo sport fosse solo fatica senza divertimento). Insomma non è facile combattere, oltre che con la crescita e le difficoltà tecnico-fisiche, anche contro i pregiudizi mentali che puntano a rallentare l’ascesa di una giovane promessa.

Un coach però, insieme al lavoro sulle credenze negative (da analizzare, rendere prive di fondamento e sostituire con altre produttive), ha la possibilità oggi di attingere a storie di modelli positivi, allo storytelling di atleti che ce l’hanno fatta, che sono riusciti a far crollare – ognuno con strumenti e approcci diversi – quelle barriere di diffidenza culturale

Di diffidenza culturale parla la storia di Zahra Lari, 22 anni, di Abu Dhabi (Emirati Arabi Uniti), famosa alle cronache per essere diventata la prima pattinatrice con il velo della storia del ghiaccio. Nonostante viva circondata dal deserto, Zahra ha provato a qualificarsi per le prossime Olimpiadi invernali che si svolgeranno a febbraio 2018 in Corea del Sud. Anche se non ha ottenuto il risultato, la sua è comunque una vittoria: “Insegui ciò che ami e niente potrà fermarti”.

La sua comunità non approvava che una donna potesse esibirsi davanti a un pubblico formato anche da uomini. Lei non si è abbattuta: “Questo non mi ha scoraggiata: le donne arabe sono forti e credono in se stesse, soprattutto quando vogliono raggiungere i loro obiettivi”. In effetti, per una donna occidentale scegliere di inseguire un sogno comporta meno problemi. “Per noi che veniamo dagli Emirati Arabi – ha spiegato – tutto invece si complica perché dobbiamo sottostare a rigide regole di comportamento. La mia difficoltà principale è stata quella di convincere prima di tutto mio padre a lasciarmi fare. Ho dovuto lottare parecchio”.

Il papà di Zahra, manager nelle telecomunicazioni, dopo un iniziale scetticismo ha deciso poi di appoggiare la causa, tanto che insieme alla moglie (americana convertita all’Islam e oggi manager della figlia) ha aperto la prima società di pattinaggio degli Emirati Arabi. “Prima mio padre diceva che una ragazza che pratica sport è contraria alle nostre tradizioni culturali, e per questo è vista con sospetto. Ma col tempo le cose sono cambiate”.

Il cambiamento è avvenuto su un doppio binario. Nel 2012 la Federghiaccio aveva penalizzato Zahra in una competizione ufficiale perché il velo non era ammesso. Qualche anno dopo ha cambiato il regolamento, anche grazie alla testardaggine di questa ragazza. Inoltre il marketing ha fatto la sua parte: la Nike ha creato Pro Hijab, il primo velo da performance sportiva (per cui Zahra è testimonial insieme alla pugile Zeina Nassar).

Una prospettiva dunque diversa rispetto all’epoca in cui la giovane araba si era innamorata del pattinaggio, all’età di 12 anni, guardando il film Disney Ice Princess: “Sono stata letteralmente coinvolta dalle immagini e dalla musica. Volevo provare anch’io a pattinare sul ghiaccio e da quel momento non ho abbandonato questo sogno”.

Chiudiamo proprio con il sogno, parola chiave di questo articolo. Spiega Zahra: “Sui social ricevo spesso critiche da alcuni miei connazionali. Mi dicono che è contrario alla mia cultura, che non è concesso dalla mia religione… Ma sono persone con la mente chiusa, che non conoscono il vero significato dello sport. O semplicemente non capiscono che non c’è niente di sbagliato. Ci saranno sempre persone in disaccordo con te, e che dubiteranno di quello che fai. L’importante è fidarsi di se stessi, dimostrando così agli altri che si sbagliano. Un giorno spero di poter diventare un’insegnante per le altre ragazze che come me hanno questo sogno!”

Mental coach, avete preso nota?

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

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