
“Se ho superato una delusione tipo quella delle Olimpiadi di Rio, è perché sono ancora innamorata del nuoto come il primo giorno!”. Molto interessante per noi che ci occupiamo di coaching sportivo l’intervista che Federica Pellegrini – la più grande nuotatrice italiana di tutti i tempi – ha rilasciato di recente al Corriere della Sera, nella quale lei stessa ripercorre i motivi che le hanno impedito di trionfare ai Giochi del 2016 nella sua gara preferita: i 200 stile libero.
Già da queste frasi ci sono un po’ di considerazioni che possiamo fare insieme. Intanto ipotizziamo un check sulla cornice attuale di Federica. A distanza di cinque mesi dalla delusione più grande della sua vita – dopo la quale aveva anche pensato di ritirarsi definitivamente dalle gare e interrompere così la carriera agonistica – ora la quotidianità della Pellegrini si svolge principalmente su tre fronti. Quello degli allenamenti giornalieri (ore e ore in vasca, e non solo), quello legato al futuro obiettivo di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo 2020, e quello relativo alla vita privata, ovvero il gossip che circonda la relazione di coppia con Filippo Magnini, miglior stileliberista italiano di sempre nelle distanze brevi (due volte campione mondiale dei 100 metri nel 2005 e nel 2007).
Presente e futuro, carriera e affetti che si mescolano uno con l’altro, in una girandola di emozioni non facile da contenere e gestire. Eppure Federica è campionessa anche in questo. Rianalizziamo cos’è accaduto in questi mesi. A Rio in finale nei 200 stile è finita solo quarta, proprio quando tutti la davano per stra-favorita. Dopo una “botta” del genere, poche ore dopo la gara a caldo aveva scritto su Instagram che il suo desiderio in quel momento era di cambiare vita, facendo capire che stava pensando al ritiro. Cosa è accaduto dentro di lei?
È probabile da coach immaginare questo. Nell’intervista la Pellegrini racconta che, appena uscita dall’acqua dopo la sconfitta, ha detto al suo entourage “basta, non voglio più soffrire così!”. A quel punto tutti intorno a lei hanno iniziato a piangere disperati. Con un misto di tristezza e sensi di colpa, da sola, nella sua stanza, al momento di scrivere quel post su Instagram, il suo dialogo interno ha cominciato a dirle “potresti essere vecchia, non più in grado di reggere una competizione a questi livelli…”. Le sue credenze personali – quelle legate alla sua identità di campionessa vincente – hanno dunque vacillato per alcune ore. Federica voleva solo tornare a casa, subito.
Poi, la svolta. A riportarla con i piedi per terra è la famiglia. Da Rio chiama la madre che al telefono le dice: “Primo, hai ancora da gareggiare nelle staffette, non puoi abbandonare la squadra. Secondo, sei la portabandiera: resta lì, zitta e basta!”. Mica male come coach! Federica decide di rimanere, anche perché in quei momenti la mente fa un veloce bilancio: se smetto adesso, sarà maggiore il piacere di non avere più le pressioni mediatiche e lo stress quotidiano, oppure sarà più grande il rammarico che mi porterò dietro per aver ancorato una chiusura di carriera a un ultimo ricordo così negativo?
Per fortuna di tutti noi appassionati ha prevalso la parte della bilancia che le diceva: non puoi lasciare così, è da pavidi! Cosa fare allora in quei momenti? Molti coach suggeriscono una strategia che ci sembra efficace: isolarsi dal passato e dal futuro e focalizzarsi solo sul presente. Sull’oggi, sul “qui e ora”. Grazie alla fisiologia, rimettendosi subito in vasca si ricreano i meccanismi vincenti del collegamento mente-corpo. Poi occorre riconquistare prima possibile un risultato positivo, anche piccolo, ma che sia utile a non dare spazio al deserto della sconfitta mentale. A dicembre scorso, quattro mesi dopo i Giochi in Brasile, la Pellegrini ha conquistato nei 200 stile una medaglia d’oro ai mondiali in vasca corta. Con questo nuovo risultato ha riaffermato la sua credenza precedente, quella vincente, che aveva attribuito la sconfitta di Rio a problemi fisici momentanei, e non a un declino della sua concentrazione mentale.
“Sono come il vino e Valentino Rossi – ha detto ancora nell’intervista – miglioro con il tempo! Tutti e due odiamo perdere: per questo lavoriamo duro sui dettagli, così da impedire agli atleti più giovani di superarci”. Ecco dunque la vera Federica, la campionessa anche di testa che non si dà mai per vinta e capisce che i tre fronti, di cui dicevamo all’inizio, vanno gestiti con energia. Negli allenamenti, ha cambiato alcune strategie, ha inserito il dorso e un po’ di delfino. Nel futuro, vede con maggiore chiarezza la sua quinta Olimpiade, quella di Tokyo 2020, dove spera di arrivare competitiva.
E nel quotidiano privato cerca di tenere a bada i giornalisti e i fotografi che la inseguono per strapparle un’immagine con qualche nuovo fidanzato. “Sono rassegnata, purtroppo in città come Milano e Roma mi seguono 24 ore su 24 almeno una ventina di paparazzi”. Una pressione non da poco, uno stress mentale per cercare di convivere con questo circo mediatico. Ma nello sport di oggi, a certi livelli, spesso il coach che lavora con un campione deve aiutarlo a restare calmo anche in occasioni private. Perché da soli (e sui social network) si fanno dei gran danni. E si rischia di buttare alle ortiche la reputazione conquistata a prezzo di durissimi sacrifici.