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Di Salle-Dubbini, le veliste di Tokyo 2020

By 5 Dicembre 2018Maggio 22nd, 2019No Comments

1) Benedetta e Alessandra, il 2018 è stato per voi un anno di grandi soddisfazioni. Siete ridiventate Campionesse Italiane Classi Olimpiche (CICO), avete conquistato la qualificazione azzurra per le Olimpiadi di Tokyo 2020, avete vinto il titolo mondiale Juniores a Bracciano e conquistato una medaglia di bronzo alla World Cup in Giappone! Qual è l’emozione più grande fra queste che avete provato, e perché?

Benedetta – L’emozione più grande è stata qualificare l’Italia per le Olimpiadi. A seguire, il titolo mondiale e il bronzo della World Cup. Ma la qualifica ha un aspetto importante, perché ti dà la certezza che stai lavorando per qualcosa a cui tu, o la tua avversaria, avrete possibilità di partecipare. Per la Federazione questa qualifica è molto importante: attualmente abbiamo un piccolo punto a nostro favore, che andrà confermato nei prossimi 2 anni.

Alessandra – Di sicuro è stato il nostro anno migliore. Ogni regata è stata un tassello per arrivare a completare il primo piano del nostro… castello. La più emozionante tra qualifica della nazione, vittoria mondiale a livello giovanile e medaglia di bronzo? Ognuna è un grandissimo risultato. Forse l’ultima, quella in Giappone, è la ciliegina sulla torta, ottenuta in totale serenità. E sulla carta è anche quella che conta di più.

2) Entrando nella dinamica di coppia, per essere un binomio vincente, quanto conta il dialogo tra di voi? D’altronde, chi più di voi può dire all’altra “siamo sulla stessa barca”…

Benedetta – Il dialogo conta molto. Se la regata sta andando bene, la comunicazione è buona e continua. Quando invece le cose vanno così così, ci sono quei silenzi non tanto rassicuranti, oppure parole poco carine. È in quei momenti che conta ritrovare fiducia in se stesse e reciprocamente, con una buona ed efficace comunicazione.

Alessandra – Conta molto il dialogo tra noi. D’altronde stiamo parlando di 200 giorni all’anno di convivenza… quindi spesso si discute e si affrontano numerose argomentazioni. Stando sulla stessa barca, nei momenti importanti ci si conosce e si risolve sempre in modo costruttivo. Sapendo che… “finché la barca va lasciala andare”, allora cambiamo poco e continuiamo così, visto che la nostra barca per ora va!

3) Come gestite le discussioni tra di voi durante le regate e i lunghi periodi in cui siete insieme?

Benedetta – Personalmente cerco di chiudere la discussione velocemente, soprattutto durante una regata. Spesso non si trova un accordo nello “stretto” quindi meglio ripensarci insieme o da sole in un altro momento, in tranquillità. Ci sono periodi in cui le discussioni vanno avanti: ad esempio, dopo una serie di 5/10 allenamenti o regate. Quando siamo in contrasto, ne parliamo con l’allenatore e ultimamente anche con Lorenzo Marconi, il nostro mental coach. Alla fine troviamo sempre una soluzione.

Alessandra – Le discussioni spesso avvengono in allenamento, dove siamo abituate a gestirle (anche tirando un po’ di più la corda). In regata invece raramente ci scontriamo.

4) In un equipaggio di coppia, esiste un leader? Tra di voi c’è una componente solare e una più ansiosa? Una più loquace e una più silenziosa? Ottimista e pessimista?

Benedetta – Di solito negli equipaggi di coppia c’è un leader. Secondo me la nostra è una dinamica un po’ particolare perché quando abbiamo iniziato insieme (nel 2014) io avevo già più esperienza di Ale. Oltre ad avere tre anni in più, avevo già fatto cinque anni di 420 (una classe giovanile simile al 470), mentre Alessandra veniva dall’Optimist, il singolo per i piccolini. All’inizio quindi ero io la più esperta e Ale mi ascoltava. Migliorando insieme, sono venute fuori le nostre componenti: io sono più tranquilla, Ale più aggressiva. Siamo entrambe ottimiste, io parlo di più. Non trovo che ci sia un leader assoluto, abbiamo due caratteri diversi: ogni tanto prevale Ale, ogni tanto io.

Alessandra – Devo dire che nel nostro equipaggio siamo molto complementari, forse Benny per età ed esperienza si fa valere di più ma non la definirei leader. Allo stesso tempo è più ansiosa e un po’ più pessimista di me, ma spesso sappiamo reagire positivamente entrambe agli eventi.

5) Dopo questi ulteriori risultati ottenuti nel 2018, siete consapevoli della vostra forza? Se sì, è così dall’inizio o la consapevolezza è venuta nel tempo?

Benedetta – Ne siamo consapevoli, anche perché già durante il secondo anno che regatavamo insieme abbiamo vinto il titolo mondiale Juniores, molto inaspettatamente. Adesso pensiamo solo a qualificarci per le Olimpiadi. Per me è un obiettivo che voglio raggiungere a tutti i costi. Allo stesso tempo penso che abbiamo ancora un bel margine di miglioramento: per questo vogliamo dare tutto nei prossimi due anni.

Alessandra – Dopo questa stagione, iniziata sotto tono, abbiamo avuto la grinta di cambiare marcia e mostrare a tutti il nostro valore! È stata dunque una “super-stagione” anche per la crescita esponenziale che abbiamo avuto. Abbiamo fatto salti in avanti, imparando e accumulando esperienze fondamentali.

6) Quanto pesa per due atlete giovani, che immagino vogliano anche divertirsi, dover girare per il mondo tutto l’anno?

Benedetta – Siamo sempre state abituate a farlo: è dall’età di sette anni che giriamo, stando anche una settimana lontane da casa. Mi è sempre piaciuto molto. Certo i sacrifici sono tanti. Negli ultimi due anni il carico di lavoro ovviamente è aumentato rispetto a quando eravamo su classi giovanili e andavamo a scuola. Nel 2018 i giorni a casa sono stati davvero pochi. Non è facile lasciare così tanto famiglia, fidanzato, amici, abitudini di casa. Per raggiungere un obiettivo non basta impegnarsi: è normale quindi che ci siano delle rinunce da fare.

Alessandra – Il trucco è divertirsi in quello che fai. Quindi per ora non ci pesa anche se sicuramente è impegnativo, ma viaggiare è uno dei motivi per cui ho scelto questo sport e questa vita.

7) Tornando alla stagione che si sta chiudendo, vi aspettavate di raggiungere questi traguardi? Quali erano i vostri obiettivi? E… avete pagato da bere a qualcuno?

Benedetta – Il campionato e il titolo mondiale Juniores ero consapevole fossero alla nostra portata, anche se nulla è mai scontato. Gli altri due risultati invece non me li aspettavo. Soprattutto la World Cup. La qualifica era il nostro obiettivo, abbastanza difficile da raggiungere. Per festeggiare ho fatto una cena a casa organizzata dai miei genitori, dove hanno partecipato un sacco di amici, comprese persone che mi hanno visto crescere. Mi fa molto piacere poter festeggiare con tutti loro: avere persone care che ti supportano e ti scrivono anche un piccolo messaggio per congratularsi, è un aspetto molto gratificante.

Alessandra – Di sicuro erano traguardi alla nostra portata perché il lavoro paga. In verità erano un po’ risultati… che avevamo scritto sulla letterina di Natale! Quindi siamo felicissime che siano arrivati tutti insieme. Ora restiamo pienamente consapevoli dei nostri mezzi e ci poniamo nuovi obiettivi che alzino ancora di più l’asticella. Pagare da bere? Certo! È un dovere e un piacere per chi vince o fa buoni risultati.

8) Chiudiamo parlando di concentrazione mentale: come è per voi lavorare con un mental coach? Quali aspetti positivi vi ha portato avere al fianco un professionista come Lorenzo Marconi, mental coach di ISMCI?

Benedetta – Sono molto felice di questo lavoro, ringrazio Riccardo Simoneschi e lo Yacht Club Italiano che ci hanno proposto questa attività con Lorenzo. La ritengo molto utile: mi sono accorta che basta un pensiero positivo per far cambiare la tua regata e riportare la concentrazione e la carica necessarie. Un altro aspetto positivo è credere nella compagna e aiutarsi a vicenda nel momento del bisogno. È importante questo aspetto, perché spesso nei momenti negativi si dà la colpa all’altra invece di aiutarla! Visto che la colpa non è mai di una sola ma dell’equipaggio, è fondamentale aiutarsi per trovare al più presto la soluzione.

Alessandra – Quello che svolgiamo con Lorenzo è un lavoro di fino nella nostra preparazione, ma ci serve per diventare ancor più coese e per essere sempre sul pezzo anche mentalmente. Parlare in positivo è un must, altrimenti la medaglia alle Olimpiadi rischia di rimanere… un sogno nel cassetto!

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

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