Pillole di coaching

Quando il limite è anche mentale

By 10 Maggio 2017Maggio 17th, 2019No Comments

Le credenze nello sport sono un elemento fondamentale. Quasi il pilastro che sorregge l’intero risultato. Soltanto l’idea di credere di poter fare (o NON poter fare) una certa prestazione, spinge con energia il nostro fisico a “piegarsi” in quella direzione. Positiva o negativa che sia.

Fino a qualche giorno fa, correre una maratona sotto le due ore (quasi tre minuti in meno dell’attuale record del mondo) sembrava un gesto difficilissimo da concepire. Per scendere sotto il limite dei 120 minuti, un atleta avrebbe dovuto migliorare di circa il 3 per cento il primato di Dennis Kimetto, l’atleta keniota che dal 2014 detiene il record del mondo di questa specialità con il tempo di 2h02’57”, ottenuto durante la maratona di Berlino nel 2014.

Da lì è nata la sfida, di certo mentale oltre che fisica. Abbattere un muro fatto di credenze depotenzianti, di “vorrei ma non posso”. Un lavoro che ogni mental coach deve quotidianamente impostare con i propri atleti. Per sbriciolare questo record, infatti, ci sono voluti sette mesi di preparativi, ogni cosa calcolata al dettaglio, una multinazionale come la Nike dietro l’intera operazione sportiva. Ad attaccare il primato – sul circuito dell’Autodromo Nazionale di Monza – tre big della maratona guidati da Eliud Kipchoge (keniano, campione olimpico in carica), insieme al 34enne eritreo Zersenay Tadese (recordman mondiale di mezza maratona) e al giovane etiope Lelisa Desisa, salito alla ribalta nel 2013 con un formidabile esordio in 2h04:45 alla maratona di Dubai.

I tre maratoneti predestinati per l’impresa hanno scelto un giorno speciale: una data che in passato aveva già visto cadere un limite ritenuto impossibile all’epoca. Era il 6 maggio del 1954 e Roger Bannister a Oxford diventava il primo uomo nella storia dell’atletica a correre il Miglio in meno di 4 minuti: 3:59.4. Da lì in avanti quella soglia (che si rivelò essere soprattutto mentale) è stata ripetutamente infranta da tanti altri atleti con il culmine raggiunto dal marocchino Hicham El Guerrouj che al Golden Gala di Roma nel 1999 ha fermato il cronometro a 3:43.13, record del mondo.

A Monza, la sfida è scattata alle 5.45 di mattina, con temperatura di 12 gradi, assenza di vento, niente pioggia, 14 lepri e la consapevolezza nel cuore di stare compiendo un qualcosa di grande. Alla fine l’impresa è stata solo sfiorata: 2h00’25” il tempo conclusivo di Eliud Kipchoge, 25 secondi a separare l’atleta dall’abbattimento di quel muro terrificante, quel blocco che ferma l’uomo dal raggiungimento di orizzonti inesplorati.

Molto intenso il commento riportato dal sito “Atleti disagiati”, gruppo di amanti e praticanti dell’atletica leggera:

Da sempre, nella storia e nello sport, l’Uomo ha cercato di spingersi oltre se stesso. Per questo l’atleta che cerca sempre di migliorarsi è il testimone ideale della natura e della statura umana, che tende costantemente verso l’infinito. L’evento che si è svolto sabato a Monza rappresenta dunque l’esaltazione del desiderio, la valorizzazione incondizionata della brama di conoscenza, lo spartiacque tra l’umano e il disumano. Cercare di scendere sotto le due ore è un desiderio acceso dallo stesso motore che spinge i runners normali a fare sacrifici enormi, ad alzarsi alle 5 di mattina per correre, a sacrificare la pausa pranzo, a curare il dettaglio, a non far tardi la sera, a rinunciare a certi piaceri della vita perché nella scala dei valori il primo posto è occupato stabilmente dalla ricerca di se stessi suffragata dall’abbattimento dei propri limiti.

Se tu che ci leggi sei un mental coach (o aspirante tale), avrai di certo intuito come questo muro non sia più lo stesso di qualche giorno fa: ora è pieno di crepe. È stato lo stesso Kipchoge, subito dopo l’arrivo, a dire al mondo intero “ora so che si può fare“.

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

Lascia un commento a questo articolo

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.