
Quante ispirazioni abbiamo ricevuto dai campioni dello sport nel 2016! Per un atleta (anche non professionista) così come per un coach che aiuta gli sportivi, guardare con attenzione le imprese dei grandi fuoriclasse è sempre fonte di esempio, di adesione a nuove tattiche e di efficacia nella gestione di un risultato. Se ripercorriamo l’anno appena chiuso, vedremo come il 2016 abbia fatto da cornice a numerosi vincitori di diverse discipline, alcuni dei quali particolarmente popolari grazie anche alla cassa di risonanza di media e social network.
Ti invito dunque a seguire più spesso che puoi le gesta sportive degli eroi del calcio, del tennis, dello sci, del nuoto, del golf (ma anche dei team vincenti e delle stelle dei Giochi Olimpici) con l’obiettivo di intercettarne le strategie e replicare poi alcuni atteggiamenti nelle tue attività agonistiche quotidiane. Non basterà questo a renderci tutti dei… Cristiano Ronaldo, ma il farlo con una certa assiduità abituerà la nostra mente a sviluppare un’attenzione particolare, un focus mirato a fissare gli elementi essenziali per una performance di alta qualità.
Proviamo a chiederci: che cosa hanno in comune uomini e donne di successo del calibro di Nico Rosberg, Usain Bolt o Tania Cagnotto? Perché possiamo accomunare Bebe Vio a Claudio Ranieri, Gregorio Paltrinieri ad Antonio Conte? Lo possiamo fare perché ognuno di loro vive il senso della performance in maniera straordinaria, non interpretandola come un “eseguire le funzioni richieste”, ma come un “andare oltre a ciò che ci si aspetta”.
Ripensate per un attimo alle loro gesta: qualcuno si aspettava forse che Claudio Ranieri e il suo Leicester riuscissero a compiere l’impresa sportiva più clamorosa del 2016? Chi avrebbe mai scommesso che una piccola squadra semi-sconosciuta andasse a vincere la Premier League, facendo diventare ricchi quei pochi audaci scommettitori che avevano puntato le loro sterline a una quota superiore a quella pagata per l’avvistamento del mostro di Loch Ness?–
Eppure a un certo punto della stagione – riconoscendo le condizioni ideali e possibili per compiere un’impresa – Ranieri ha parlato con i suoi giocatori ridefinendo i propri standard, li ha elevati a una quota superiore a quella che tutto il mondo si aspettava. Ha chiesto alla squadra e a se stesso di reggere la pressione e di andare a mettere tutte le energie verso un’esibizione pubblica di abilità eccezionale. In estrema sintesi, di attingere al potenziale massimo che un atleta può esprimere, assumendosi la totale responsabilità di quell’azione e arrivando perciò a sentirsela interamente propria.
Ogni singolo componente non solo ha beneficiato dell’attività di coaching del tecnico Claudio Ranieri, ma ha in qualche modo introiettato uno stile di self-coaching per ottimizzare al massimo il potenziale, non disperdere concentrazione ed energie, non mollare la tensione a pochi metri dal traguardo credendo di avercela già fatta. Solo così la gratificazione finale è stata da brivido, con ripercussioni mediatiche, e non solo sportive, in tutti e cinque i continenti!–
Stessa cosa sa fare Antonio Conte con i suoi atleti (lo confermano i calciatori juventini e della Nazionale da lui allenati), così come gli altri campioni di livello internazionale sopra citati. Rosberg voleva diventare campione del mondo di Formula Uno, assaporando nel contesto la gioia liberatoria del ritiro dalle corse proprio nel giorno del massimo successo. Bolt sapeva di poter regalare ancora felicità a se stesso e ai propri tifosi, correndo a una velocità inusuale per un atleta di 30 anni. Tania Cagnotto, anche lei, non stava più nella pelle sapendo che il 2016 sarebbe stato l’anno olimpico (dove ha vinto due medaglie) e quello del suo matrimonio.–
Insomma motivazioni da agganciare all’impresa sportiva, pensando a come sarà più bello il mondo dopo una performance fuori dagli standard abituali. Si corre, si nuota, si suda, ci si abbraccia, già immaginando il piacere e la gioia sconfinata che arriveranno dopo un’impresa da campioni. Cosa che non sempre avviene quando il coach usa metodi minacciosi e pretenziosi, producendo risultati più che altro di corto respiro. Vittorie che non durano nel tempo.–
Perché alla fine della storia non è così vero che il sogno di qualsiasi sportivo sia solo quello di raggiungere popolarità e ricchezza. Per qualcuno sarà anche vero. Ma per la maggior parte, il successo ha a che fare con obiettivi meno visibili. Come l’autostima, l’identità, le esperienze di qualità eccellente. Il donare un sorriso ai tifosi, ai bambini che guardano, ai malati che succhiano energia da un letto di ospedale.–
Lo sport è bello per questo, più affascinante del mondo degli affari, dove invece i risultati si raggiungono in maniera incerta e non sempre riconoscibile. Nello sport, successo e fallimento sono definiti chiaramente, le regole sono immediate, i tempi della gara brevi e l’auto-motivazione evocabile con facilità grazie al lavoro di un bravo mental coach.