
Da una parte ci sono gli atleti alla Mario Balotelli, calciatori di enorme talento che sprecano il loro incredibile potenziale tecnico con atteggiamenti mentali depotenzianti e negativi, sia in campo che nell’extra gara. Dall’altra ci sono pochi giocatori che nascono già con la testa da campione, si sanno amministrare, gestiscono alla perfezione i loro stati d’animo, l’immagine verso il pubblico e i media, restando ai vertici senza colpo ferire. È’ il caso, per fare un esempio, di Alex Del Piero, ancora oggi ammirato come modello di stile e ben voluto anche dalle tifoserie avversarie.
Nel mezzo, nel guado dell’arena dei giovani talenti, c’è la grande folla dei campioncini in erba, magari molto bravi sotto l’aspetto tecnico (pensiamo ai brasiliani che crescono fin da bambini tirando calci a un pallone improvvisato, su una spiaggia o in mezzo a una strada polverosa), ma molto fragili sotto l’aspetto caratteriale. Quando ci riferiamo ai talenti sudamericani, sbarcati a fiotti nei nostri campionati europei, ci viene in mente la nostalgia che i ragazzi brasiliani provano verso la loro terra d’origine, la cosiddetta “saudade”, la mancanza del clima tropicale, della luce del sole, del cibo, della musica e della danza di cui è permeata la loro cultura “carioca”. Più strutturati mentalmente sono gli argentini, che spesso in Europa fanno sfracelli (pensate alla Juventus che schiera Higuain e Dybala) e risentono meno del richiamo delle patrie natali, anche in virtù della loro contaminazione europea.
Ora però che il business nel calcio si è fatto ancora più business, e gli affari sfiorano cifre da vere e proprie multinazionali – in questo i nuovi mercati come la Cina stanno prepotentemente marcando i contorni dei prossimi scenari futuri – il capitale umano rappresentato dalle promesse del vivaio diventa più che mai il vero fulcro da valorizzare. Per le società calcistiche, gli atleti costituiscono un sostanziale valore patrimoniale e un fondamentale fattore di successo. A causa poi dei costi crescenti, anche i grandi club hanno ricominciato a occuparsi della gestione interna dei giovani talenti facendoli crescere nei propri vivai.
Se è vero dunque che la gestione del giovane calciatore è oggi elemento irrinunciabile, sappiamo bene che per diventare un campione di vertice è necessario disporre degli strumenti adatti per la crescita dal punto di vista atletico, tecnico e mentale. Proprio di questo si è parlato qualche sera fa a Villa Porro Pirelli (Induno, Varese), in occasione di un workshop formativo gratuito organizzato da Champions Lab, società che si occupa della crescita e valorizzazione dei calciatori di talento attraverso la cultura del mental coaching e grazie a una serie di servizi a supporto.
Roberto Re (mental coach di grandi campioni sportivi, con 25 anni di esperienza nel settore), insieme a Daniele Cassioli (fisioterapista, osteopata, campione mondiale paralimpico di sci nautico) e Gianluca Lo Stimolo (CEO di Stand Out ed esperto di personal branding) hanno illustrato, con esempi pratici e storie di successo, l’obiettivo e la mission del progetto Champions LAB, che tende a superare la logica del campioncino bravo solo tecnicamente (e dunque inseribile in prima squadra anche se giovanissimo, pur se impreparato dal punto di vista caratteriale) per consolidare invece un approccio olistico nella gestione del giovane talento.
Via libera dunque a un percorso di mental coaching con l’atleta (ma in assoluta sintonia con la guida tecnica e gli allenatori della squadra) su aspetti cognitivi e comportamentali, grazie anche all’utilizzo di strumenti di bio-feedback e neuro-feedback. Grande cura poi dell’atleta anche sotto l’aspetto della fisioterapia, della preparazione atletica e della corretta nutrizione. Fino alla gestione collaborativa del tempo “sociale”, con attività di personal branding, cura dell’immagine e ufficio stampa. Un modello, insomma, a tutto tondo che consente al giovane campione di non sentirsi solo e abbandonato fuori dal terreno di gioco, così come nei momenti più delicati della sfida, quando l’approccio mentale e il controllo dell’emotività fanno la differenza. A supporto dell’attività di Champions Lab, durante la tavola rotonda si è infine parlato di Sport Power Mind, la piattaforma online che i nostri lettori ben conoscono, basata su tecnologie innovative, videocorsi e contenuti, che combinano le tecniche di mental training con i principi dello sport.