“L’allenatore non mi vede”, “l’allenatore ce l’ha con me”, “Mi alleno a mille ma non serve a niente perché tanto non mi fa giocare”.
Le lamentele nei confronti dell’allenatore caratterizzano la vita di molti calciatori ma, purtroppo, non conducono a nulla. Servono soltanto a trovare un capro espiatorio e un destinatario della propria rabbia. Umano e comprensibile, nulla per un atleta è peggio di rimanere seduto a guardare.
Proviamo allora a rivolgere a noi stessi una domanda: esiste un modo per vivere in maniera produttiva un periodo di panchina? Come reagire nel miglior modo possibile alla decisione dell’allenatore di preferirci qualcun’altro? La soluzione c’è, e consiste nel pensare che le sue decisioni sono estranee al nostro controllo, e che ciò su cui noi dobbiamo canalizzare i nostri sforzi deve invece riguardare elementi e aspetti che dipendono esclusivamente da noi. E cosa dipende da noi? Usare ogni allenamento per migliorare tutti i colpi. Il miglioramento, ecco cosa dipende da noi. Se vuoi migliorare il sinistro o il tiro da fuori o il cross in corsa, non c’è mister che tenga, nessuno te lo può impedire: non avrai altro da fare che dedicare ogni minuto della settimana al tuo obiettivo principale: diventare un calciatore migliore. Già, perché la domanda che devi porre a te stesso è proprio questa: è più importante giocare domenica o diventare più forte?
Non ci sono dubbi, diventare un giocatore più forte, perché se così sarà nulla ti potrà fermare, prima o poi inizierai a giocare e ti prenderai tutte le rivincite che desideri. La scelta di schierarci titolari esula dalla nostra volontà, quindi è inutile disperdere energie nervose e pensieri per qualcosa su cui il nostro potere d’intervento è nullo. Il mister ti tiene fuori? Ok, cosa puoi fare? Pensare a te stesso, lavorare duro per migliorare, rigare dritto e farti trovare pronto alla prima occasione in cui sarai chiamato in causa. Non esistono alternative, non esistono scorciatoie e, quel che è peggio, qualsiasi idea diversa (protestare, allenarsi con minore intensità, assumere un atteggiamento sarcastico ecc) rischia di peggiorare la situazione.
Rispetto a una situazione si può reagire con modi e comportamenti diversi. Adattiamo la © Matrice di SUNG al caso del giocatore tenuto in panchina che si sente escluso.
Il ragazzo può reagire in modo SBAGLIATO E NON UTILE.
Ad esempio, non si presenta più agli allenamenti.
È un modo sbagliato perché manca di rispetto a compagni e mister. E’ un modo non utile perché così facendo si comporta da masochista e finisce fuori rosa
Il ragazzo può reagire in modo SBAGLIATO E UTILE.
Ad esempio si allena a mille e si tiene pronto, ma “fa il muso” e assume un atteggiamento strafottente. E’ un modo sbagliato perché la strafottenza e il muso sono atteggiamenti infantili che irritano il mister. E’ un modo utile perché il ragazzo si allena a mille e quando sarà chiamato in causa sarà atleticamente e tecnicamente pronto. Dovrà solo stare attento agli effetti collaterali che la strafottenza potrà procurargli, perché a lungo andare gli atteggiamenti sbagliati rendono non più utili azioni che inizialmente erano efficaci.
Il ragazzo può reagire in modo GIUSTO E NON UTILE.
Ad esempio chiede di giocare di più in buone maniere e con il sorriso sulle labbra ma non aumenta l’impegno e non fa nulla per correggere i propri difetti.
È un modo giusto perché è un modo educato e adulto di fare le proprie ragioni, ma non è un comportamento utile perché non aumentando l’impegno e non migliorando non fa nulla per fare cambiare idea al mister.
Il ragazzo può reagire in modo GIUSTO E UTILE.
È il punto d’arrivo. Il ragazzo si relaziona positivamente con mister e gruppo e si allena ancora di più. Accetta l’esclusione senza strafottenza e senza musi, aumenta ulteriormente l’impegno per trovare il suo riscatto e nel frattempo fa di tutto per intrattenere un rapporto di “simpatia” con mister e compagni.
Difficile? Sì, molto. E’ estremamente impegnativo vincere la propria voglia di urlare e mandare tutti a quel paese, ma la maturazione mentale è l’unica strada davvero obbligata per diventare campioni e non ritrovarsi a trentacinque anni al bar a dire “se avessi avuto un’altra testa”.
Il post di Ibra è verissimo! Mio figlio si trova nella stessa situazione, ora… E ‘ un portiere 2001, bravo a detta dell allenatore che gli parlava come ad un figlio, ad un tratto ha smesso di parlare con lui, lo ignora….E’ arrivato un portiere 2002 , più basso di 10 cm, meno bravo, a detta della squadra, che si vanta di essere raccomandato, che suo padre è amico dell allenatore dei portieri….Insomma mio figlio non gioca più…