
Una delle strategie più efficaci che insegno ai miei ragazzi è quella del “semaforo rosso”. Consiste nell’accorgersi del pericolo imminente e fermarsi in tempo prima di andare a sbattere contro un’espulsione, un gol sbagliato o un’uscita a farfalle.
Facciamo due esempi pratici e mutuati dalla mia esperienza di mental coach. Il primo riguarda un giovane centrale difensivo di grande qualità che sta sgomitando nelle categorie inferiori per accedere al calcio professionistico; il secondo un attaccante già affermato. Il centrale, spesso, perde il controllo dei nervi e si fa condizionare negativamente dall’errore di un compagno o dell’arbitro o dal fallaccio di un avversario. Tende a reagire distogliendo il focus dalla prestazione e facendosi inghiottire dal contesto; naturale la conseguenza: diventa impreciso e il suo gioco perde la pulizia da cui è solitamente caratterizzato. L’attaccante affermato, invece, si innervosisce se non è servito dagli esterni, i quali può capitare che si incaponiscono in azioni sulla fascia o in conclusioni velleitarie invece di privilegiare l’assist; anche in questo caso la conseguenza è ovvia: quando finalmente arriva la palla buona il ragazzo è meno lucido di quanto potrebbe essere se, invece di disperdere energie nervose in affari estranei al suo controllo (le giocate dei compagni), rimanesse concentrato sulla sua performance: molto probabilmente sarebbe più sereno nel controllo del pallone e nella battuta a rete. La parola d’ordine, come sempre, è focus. Il focus deve rimanere orientato su stessi per tutti i 90 minuti più recupero della partita.
La strategia del semaforo rosso è fondamentale per prevenire l’accesso di rabbia. I compagni non hanno visto che già in due occasioni eri in posizione ideale e hanno perso palla dopo un inutile tentativo di dribbling? L’arbitro ti ha fischiato contro un fallo inesistente? Ti sta salendo il demonio? Ecco, il primo passo è di accorgerti che stai perdendo la calma, il secondo è di vedere accendersi davanti ai tuoi occhi il semaforo rosso. A quel punto è il momento di utilizzare respirazione e dialogo interiore: fai tre o quattro inspirazioni profonde seguite da espirazioni altrettanto profonde e utilizza un linguaggio interno atto a riattivare il focus su te stesso: “tranquillo, pensa a fare le cose giuste in ogni momento della partita, testa alta, stai concentrato sul pallone e sulle tue qualità, stai dentro al tuo carrarmato ed esci al momento giusto per fare la miglior giocata che sai fare”.
Ecco, ora riaccendi il semaforo verde, puoi ripartire e stai certo che alla prima occasione ti comporterai alla grande.
La strategia del semaforo rosso è fondamentale in campo e nella vita. Ogni volta che stai per aprire bocca è utile pensare alle conseguenze di quello che stai per dire; più che utile, è addirittura obbligatorio se usi la parola scritta, “verba volant e scripta manent”. Prima di mandare in stampa uno scritto (non dimentichiamo che tra scrittura e pubblicazione passano sempre mesi) sarebbe necessario vedere davanti ai propri occhi non solo un semaforo rosso, ma una sfilza di passaggi a livello abbassati, segnali di stop e sentinelle armate sulle torri di avvistamento, una specie di muro di Berlino. Mauro Icardi non ha visto niente di tutto ciò, non ha pensato alle conseguenze delle sue parole e ha utilizzato la sua autobiografia per metterla in rissa con i tifosi nerazzurri.
Mi trovassi di fronte a Maurito gli chiederei come pensa di fare fronte alla situazione in cui si è cacciato e cosa lo ha spinto a scrivere un’autobiografia a ventitre anni ma, soprattutto, gli racconterei la strategia del muro di Berlino. Mauro, infatti, ha tutta la mia simpatia, ma con non è ancora pronto per apprendere la strategia del semaforo rosso.