CalcioPillole di coaching

Il giudizio degli altri

By 13 Dicembre 2016Maggio 23rd, 2019No Comments

Ci sono ottimi giocatori che patiscono a dismisura il giudizio altrui, che si tratti del mister o del padre o di un tifoso in tribuna. Il problema degli “altri” ha assunto una dimensione ancora più grande oggi, ai tempi di Facebook e dei social. Fino a una decina di anni fa i giudizi altrui erano limitati al campo di gioco, alla voce dei parenti e degli amici e alla famosa pagella del lunedì, oggi invece un calciatore è sottoposto al fuoco di fila della critica in ogni momento della giornata; è sufficiente che rimanga con il cellulare acceso e le condanne e gli insulti possono piovere sullo schermo del suo smartphone.

Qualche settimana fa un mio giovane calciatore, di ritorno da una trasferta in cui la sua squadra aveva perso e lui era entrato nel secondo tempo fallendo un gol, ha avuto la pessima idea di andare a vedere cosa dicevano i tifosi sulla pagina ufficiale della squadra: insulti e improperi di ogni tipo al suo indirizzo. Il ragazzo è giovane e non è abituato alle pressioni delle grandi piazze; tornato a casa, è scoppiato in lacrime come non gli succedeva da tempo.

Un altro ragazzo con cui lavoro, mi ha confessato che gli è sufficiente sentire una critica o una presa in giro piovere dalle tribune dei propri tifosi per sentirsi riempire di sfiducia e sentimenti negativi. Ovvio, il discorso riguarda i giovani calciatori, ma anche grandi professionisti spesso beccati dal pubblico di casa (ad esempio Hernanes, Montolivo e Ranocchia) devono fare i conti con la necessità di chiudersi nel loro “carrarmato” e pensare solo a se stessi e alle proprie capacità.

Come puoi fare? Innanzitutto è necessario pensare che non sei un bancario capitato per caso su un campo di calcio; sei lì perché giocare a pallone è la cosa che sai fare meglio nella vita, perché in tante altre occasioni hai dimostrato di saperci fare; sei lì perché te lo meriti. In secondo luogo è fondamentale mantenere il focus su se stessi, sempre. E’ fondamentale giocare per il proprio piacere, non per dimostrare  a qualcuno che meriti il suo interesse: il centro del mondo devi sempre essere tu. Nel momento in cui giochi per compiacere qualcuno (il mister, il papà, il pubblico, i giornalisti ecc), le gambe iniziano a tremare, la palla scotta e invece di correre, lottare e dribblare, cerchi un avversario dietro cui nasconderti. Il giudizio degli altri è ben più che una condanna, è una specie di carcere da cui bisogna fuggire.

Chiudersi nel proprio “carrarmato” significa appunto rimanere costantemente focalizzati su sé stessi e chiedersi che giocatore sei ora e che giocatore vuoi diventare domani. Il confronto con gli altri, i giudizi del pubblico e dei giornalisti, sono soltanto l’ultimo, irrilevante atto; ciò che conta e determina la costruzione quotidiana del campione è il confronto con te stesso, il chiederti costantemente quanta strada hai fatto e quanta ne devi ancora fare per raggiungere il tuo obiettivo.

Non dimentichiamo un ultimo aspetto; molto spesso il ragazzo rimane mortificato dal giudizio altrui perché la sua autostima non è ancora sufficientemente consolidata e nel momento in cui viene criticato si lascia prendere dalle voci negative che albergano dentro di lui. Faccio un esempio; se stai giocando male e stai parlando a te stesso con un tono negativo (“oggi fai pena”, “non vali nulla”, “sei scarso”), cosa credi che succeda se dal pubblico un tifoso ti grida che stai facendo pena? Succede che una parte di te inizia a pensare “ecco, lo sapevo che faccio pena” e rimani impietrito perché quella critica conferma e dà ulteriore forza ai tuoi pensieri negativi. Al contrario, se stai giocando male ma la tua autostima è solida e sei abituato a utilizzare un buon dialogo interno (“forza, hai tutto per fare bene”, “sei un ottimo giocatore”, “avanti con grinta”), riuscirai a rimanere impermeabile agli insulti perché sarai abile a rifocalizzarti immediatamente sulle tue qualità e a concentrarti sul “qui e ora”, pronto a dimostrare sul campo quanto vali.


Articolo a cura di Marco Cassardo

Sport Power Mind

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Sport Power Mind è la forza di una squadra al servizio dell'atleta; un team di professionisti uniti tra loro dal medesimo obiettivo: liberare il potenziale degli atleti per massimizzare le loro prestazioni. Sport Power Mind utilizza, sia per la formazione, sia durante le sessioni di lavoro con gli atleti, un metodo di coaching unico e distintivo, frutto di studi ed esperienze maturati in anni di attività sul campo.

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