
I minuti finali di una partita sono una faccenda assai complicata; possono far gioire come far piangere. Spesso, nei minuti finali accade l’inverosimile. L’ultimo esempio è Genoa – Palermo della scorsa settimana. Rossoblù in vantaggio a due minuti dalla fine per 3 a 2, partita chiusa? Manco per sogno. All’ottantottesimo Rispoli accorcia le distanze; due minuti dopo Trajkovski firma l’incredibile vittoria rosanero. Quando devi difendere il risultato con le unghie o provare a raddrizzarlo, gli ultimi minuti di una partita diventano una questione da uomini veri.
In quei momenti, comprensibilmente, capita di essere assorbiti dall’urgenza, ma si sa, quando si fanno le cose di fretta è facile sbagliare. In quei frangenti è difficile pensare che per arrivare al decimo scalino bisogna avere la pazienza di fare gli altri nove, si vuole balzare all’ultimo in un solo colpo; è questa la tentazione da evitare.
Se siete in vantaggio, può capitarti di sentire la palla che scotta e calciarla tanto per liberartene, o nasconderti dietro gli avversari, o assentarti, o contare i secondi: non fare nessuna di queste cose. Come ben sai, l’errore che molti calciatori e molte squadre commettono negli ultimi minuti è di mettersi a sperare che tutto passi in fretta, non vedere l’ora che finisca. Questo spirito conduce a uno stato di deconcentrazione; può infatti succedere che cominci a guardare l’arbitro invece che il campo, o la panchina alla ricerca di qualche compagno che ti dica quanto manca, oppure che ti venga da pensare al dopo partita.
Spinto dal desiderio e dallo stress, inconsciamente, inizi a pensare che è finita. È per questo che può accadere che se ti arriva la palla tra i piedi, dentro di te quella non è più una palla da giocare come fossi nel match, ma una palla da trattare con sufficienza, o con stanchezza, come fosse un di più. In quei momenti, allora, è fondamentale accorgersi che il desiderio è di pensare ai festeggiamenti e subito mettersi di buona lena a cambiare quel tipo di pensiero, a considerarlo come il nemico da vincere. Devi diventare un esperto anche di questo affascinante aspetto del calcio: i fatidici ultimi minuti.
Per esempio, se ti accorgi che in campo alcuni compagni sono particolarmente tonici ed energici, può essere una buona idea affidarti a loro, passargli la palla. Un’altra soluzione adatta, quando si è in vantaggio, è fare la cosa più facile e sicura tra quelle che puoi fare, come passare la palla al compagno vicino, oppure calciare lontano, oppure andare verso le linee di fondo e tergiversare, tutte cose risapute. Il problema è che è necessario essere molto svegli per ricordarle in quei momenti.
Nel finale di partita devi trasformarti in un leone. Pensa a come si comporta un leone, ma anche un semplice gatto o un cane, se vai a disturbare i suoi cuccioli: non hai scampo, ti salta addosso. Ecco, la palla deve diventare un cucciolo che nessuno può portarti via senza prima passare sul tuo corpo.
Nel caso, invece, la tua squadra sia sotto e stiate tentando di raddrizzare la partita, emerge un altro aspetto: la tua capacità di prenderti un rischio, per esempio tirare anche se non sei sicuro che possa funzionare. Se anche i tuoi compagni e il tuo allenatore sul momento ti grideranno dietro perché hai sprecato l’ultimo pallone, se lo hai sprecato assumendoti un rischio ragionato, sarai apprezzato da tutti.
Negli ultimi minuti di una partita deve scattare lo spirito di gruppo, lo spirito di squadra. Gli ultimi minuti sono difficili da gestire, ma permettono di accendere i motori di riserva e fare lo straordinario esperimento di sentirsi un tutt’uno con i propri compagni.