
“Ma tu cosa sei? Un motivatore?” Ecco una domanda che mi viene rivolta spesso. Sul tema della preparazione mentale regna molta confusione. Provo a fare un po’ di chiarezza distinguendo le figure del mental coach e del motivatore.
Il mental coach lavora con atleti che desiderano massimizzare la qualità dei propri risultati sportivi. E’ proiettato sul futuro e sulle risorse “sane” dell’atleta. Il suo scopo è di fornirgli gli strumenti per ottimizzare le prestazioni.
Il mental coach si concentra sulla definizione e pianificazione degli obiettivi, sul miglioramento della capacità di concentrazione, sulla gestione degli stati d’animo, sulla creazione di convinzioni e abitudini mentali vincenti. Aiuta il calciatore a ottenere il massimo sgombrando la sua mente da pregiudizi e credenze limitanti. Come? Con le tecniche di coaching, con le competenze (per esempio utilizzando la Programmazione Neuro Linguistica), con il dialogo (utilizzando le cosiddette “domande potenti”, domande cioè che servono a tirare fuori dall’atleta cose che non è consapevole di sapere) e con tecniche di visualizzazione, di rilassamento e di allenamento dell’attenzione.
Il mental coach accompagna l’atleta verso il massimo rendimento attraverso un processo autonomo di apprendimento. Questo concetto di autonomia ci permette di evidenziare la principale differenza tra motivatore e mental coach: il motivatore fa all’atleta il pieno di benzina; il mental coach gli insegna a farsi benzina da solo ogni volta che ne ha bisogno. Grazie al motivatore, il calciatore ha una spinta dall’esterno; grazie al mental coach, ce l’ha dall’interno.
Il motivatore, come dice il nome stesso, lavora esclusivamente sulla motivazione cercando di dare all’atleta la giusta carica. Il mental coach accompagna invece l’atleta in un percorso di studio interiore delle proprie potenzialità e lo aiuta tramite esercizi, tecniche, domande e dialogo a imparare a gestire le emozioni e a esprimere tutto il suo potenziale. La motivazione, infatti, non è l’unica componente utile a ottimizzare la prestazione sportiva; altrettanto importanti sono la concentrazione, il dialogo interno (il modo con cui il giocatore parla a se stesso), la gestione dell’energia, l’autoefficacia, il rapporto con genitori, allenatore e compagni, la capacità di dare ascolto ai messaggi provenienti dal corpo.