CalcioPillole di coaching

La nascita di una passione

By 27 Novembre 2015Maggio 23rd, 2019No Comments

È una giornata di primavera del 2010. Siamo a Unna, dalle parti di Dortmund. Italia e Turchia concludono i tempi regolamentari sullo 0 a 0. Si va direttamente ai rigori. Chi vince sfiderà in finale i padroni di casa tedeschi per il titolo di Campione d’Europa. E’ la Writer’s League, il campionato europeo per squadre nazionali di scrittori. Ho 44 anni, tanti, non abbastanza per non sentire il peso dell’emozione. Il mister, Paolo Sollier, calciatore di Serie A negli anni Settanta, ci ha radunati vicino alla panchina per chiederci chi se la sentisse: “Io, nessun problema, li ho sempre sbattuti dentro” dico con un filo di voce (dovevo ancora scoprire l’importanza della congruenza tra tono di voce e contenuto … Al tempo non avevo idea che se ti dai del leone con voce da pecora sei destinato a essere sbranato). “Io. Li ho sempre sbattuti dentro”, ripeto.

Siamo pari: i miei compagni hanno insaccato i primi due tiri, i turchi anche. Ora tocca a me. Ho le idee chiare da quando ho deciso di tirare: rincorsa veloce e piattone destro alla sinistra del portiere. Di incrociare non se ne parla, se prendo male la palla, vola in cielo. Di guardare il portiere turco e aspettare il suo movimento per tirare dalla parte opposta, neanche: ci vuole sangue freddo per una roba cosi, è troppo tempo che non ne tiro. No, vado sul sicuro, un bel piattone con il turco che si allunga ma non ci arriva.

Cammino verso il dischetto dicendomi di stare calmo, metro dopo metro, un mantra: stai calmo non pensare a niente stai calmo non pensare a niente. Mi riempio di quella frase, una specie di ipnosi autoindotta: stai calmo stai calmo stai calmo. La frase fa effetto: sto calmo, praticamente mi addormento, dimentico tutto, anche di come avevo deciso di tirare. Appoggio la palla sul dischetto con la stessa grinta con cui prima di andare a dormire abbasso la testa sul lavandino per lavarmi i denti. Qualche passo indietro, stai calmo stai calmo. Mani sui fianchi, aspetto il fischio dell’arbitro. Poi non ricordo più nulla.

Quando mi sveglio, vedo il turco seduto a terra con il pallone comodamente stretto tra le mani. C***o, l’ho sbagliato. Torno a metà campo mortificato e confuso, non capisco, mi sono addormentato prima di calciare? I compagni mi consolano, pacche sulle spalle e sulla testa, cosa mi è successo? Avevo deciso per un bel piattone alla sinistra del portiere e invece l’ho appoggiato centrale, molle, un passaggio. I turchi non sbagliano più, un mio compagno se ne fa parare un altro, ci dobbiamo accontentare della finale per il terzo posto.

Era stata un’ottima idea parlare a me stesso mentre da metà campo camminavo verso il dischetto, il problema è che mi ero detto le cose sbagliate: invece di parlarmi in termini rinforzanti e focalizzati sull’esecuzione del rigore, avevo dato al mio corpo l’ordine di addormentarsi. E il corpo aveva eseguito.

Il dialogo interno è fondamentale, ma dipende da cosa ci si racconta; l’avrei scoperto anni dopo. Già sul pullman che ci riportava in albergo, mi dicevo che dovevo assolutamente capire cosa mi era capitato, non tanto per me, a 44 anni il tempo del calcio agonistico è finito da un pezzo, ma per tutti quei ragazzi la cui carriera è minata dall’emotività. Mi sarei messo a studiare. Avrei dedicato anima e corpo a capire di più: se anche avessi salvato un solo ragazzo dal pantano della paura avrei fatto centro.

Sì, sarei diventato un mental coach per calciatori!


Articolo a cura di Marco Cassardo

Sport Power Mind

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Sport Power Mind è la forza di una squadra al servizio dell'atleta; un team di professionisti uniti tra loro dal medesimo obiettivo: liberare il potenziale degli atleti per massimizzare le loro prestazioni. Sport Power Mind utilizza, sia per la formazione, sia durante le sessioni di lavoro con gli atleti, un metodo di coaching unico e distintivo, frutto di studi ed esperienze maturati in anni di attività sul campo.

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