Olimpiadi Invernali 2018

La Goggia Samurai, finalmente libera

By 23 Febbraio 2018Maggio 24th, 2022No Comments

Per capire meglio l’importanza della componente mentale nell’impresa della Goggia (medaglia d’oro nella discesa libera), bisogna analizzare cos’è accaduto qualche giorno prima. Quando cioè Sofia – nonostante fosse in testa all’intermedio – ha buttato via il successo in SuperG per un errore nel finale.

Molti, quasi tutti, dopo una sconfitta amara come quella, avrebbero iniziato ad auto-affliggersi, con domande del tipo “Perché proprio a me?”, “Perché riesco sempre a rovinare tutto?”. In effetti la giovane bergamasca avrebbe avuto gli elementi per impostare un dialogo interno di quel tipo. Non è nuova infatti alle cosiddette “Goggiate”, a quelle prove di esuberanza tipiche del suo carattere che in passato le sono costate care.

Eppure, se andiamo a rileggere cosa ha scritto lei stessa su Facebook a caldo, qualche ora dopo il SuperG, scopriremo che in quelle parole è riassunta la trama della sua rinnovata storia personale, di atleta e di ragazza che ragiona da campione. “Oggi mi sono abbandonata nella gioia di sciare, alla ricerca della velocità. Ero perfettamente connessa con i miei sci, felice, sono stata autentica. Ho dato tutto me stessa, ma per colpa di un piccolo errore non sono arrivata a prendere una medaglia. Non è stato abbastanza. Ma domani il sole sorgerà di nuovo e con un sorriso andrò ad affrontare la prova di discesa: libera”.

Una filosofa.

Nel senso vero del termine, perché Sofia è debordante anche nella sua passione per la letteratura, la natura, la filosofia. Legge e cita i Classici, scrive un diario personale, interpreta il suo essere eroe nel personaggio del Samurai. Ecco perché non vuole che la Vonn si ritiri dalle competizioni. L’eroe ha sempre bisogno di un antagonista: più il “cattivo” è di alto livello, più il protagonista verrà ricordato per il suo prestigio.

La Goggia delle “Goggiate” è diventata Sofia, ha capito che continuare a coltivare un’identità da Cavallo Pazzo non le avrebbe giovato in termini agonistici. Magari avrebbe continuato a essere l’idolo dei social network, con quel suo piglio anti-convenzionale che tanto piace a migliaia di follower, ma in pista era ora di cambiare strategia. E modificare il focus mentale.

Lei stessa racconta come la notte di Capodanno, circa due mesi fa, sia stato il suo spartiacque spirituale. È tornata a casa a piedi da sola, ha camminato meditando, ha visualizzato le gare dei mesi successivi e ha detto “basta” a quella stramba che alla fine non conclude mai nulla. Via il superfluo, le distrazioni, i social. Via tutto ciò che le avrebbe impedito di crescere.

La Goggia ha realizzato il suo Nirvana: ha capito che doveva avere una visione, oltre che una visuale. Ha ristrutturato i pezzi della sua storia per succhiarne il midollo positivo: quattro operazioni al ginocchio, le cicatrici della veterana. Anni senza vittorie, e poi venti (20!) podi negli ultimi 24 mesi.

Tutto questo significa crescere canalizzando la grinta, mettendo sempre il cuore nella lotta, ma senza perdere spontaneità. Dopo la sconfitta nel SuperG, ha subito cominciato a pensare a quello che ancora avrebbe potuto vincere. Senza recriminare (serve solo a ingolfare la mente di tossine), senza dare spazio a vocine che avrebbero potuto dirle “perderai di nuovo”, ha solo ascoltato le sensazioni del suo corpo. Ha capito di avere dentro il seme della vittoria nella Libera: quell’oro ce l’aveva già nel cuore e nella testa. Non è solo una questione di sport, è una storia di vita.

La prova del nove è stata la frase dichiarata con la medaglia d’oro al collo, quando ancora non aveva realizzato le dimensioni epocali della vittoria. “Ero tranquilla, senza pressioni, in sintonia con me stessa, con i miei sci, con la neve. Mi sono detta che anche se non vincevo, sarei sempre rimasta me stessa. Che le mie sicurezze non sarebbero venute meno. Che le persone che mi amano avrebbero continuato a farlo, come sempre”.

Sofia non aveva niente da perdere. Sapeva di avere messo la storia della Goggia alle spalle e di aver iniziato a interpretare un nuovo personaggio. Quella vincente, che non si ferma, che focalizza e spinge le energie all’inverosimile. Ha creduto semplicemente a quella bambina di sei anni che sognava di vincere le olimpiadi. Quella bambina che si chiamava Sofia Goggia.

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

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