Formula 1

Stimoli sempre nuovi per la mente di Lewis Hamilton

By 25 Luglio 2018Maggio 24th, 2022No Comments

È un personaggio strano Lewis Hamilton. Di certo affascinante e non banale. L’anglo-caraibico della Mercedes sbaglia pochissimo, è costante, è velocissimo. La recente vittoria in Germania (partendo dal quattordicesimo posto in griglia) è un piccolo capolavoro. “La mente è fondamentale, è uno strumento potente!” ha detto in un’intervista per Sport Week, spiegando come si muove dietro le quinte, come si allena, cosa pensa prima e dopo le gare.

Spesso Lewis sembra un pilota in stato di grazia, capace di raddrizzare a suo favore le situazioni più avverse. Rispetto a Vettel, suo rivale ferrarista in questa fase del Mondiale di Formula Uno, sente di meno la pressione della grande scuderia assetata di rivincite e vittorie. Mentalmente Hamilton è più sgombro, mentre Sebastian deve fare i conti con le aspettative e il blasone del grande brand Ferrari.

Insieme alla leggerezza mentale, chi lo ha seguito negli allenamenti racconta di un Lewis “ferocemente determinato”, che si prepara duramente per essere al top. Lui stesso parla del ruolo dei mental coach, inizialmente per affermare che non gli servono, salvo poi rivelare che tutto parte dalla mente: “La mia è una lotta continua per comprendere bene le sensazioni che ho in testa, capire dove sono mentalmente in un determinato momento e che cosa influenza le mie prestazioni. Il mio cervello? Lo nutro con stimoli buoni, non sto davanti alla tv a guardare schifezze e programmi trash tutto il tempo”.

E’ curioso sottolineare che Hamilton dichiara che i mental coach non servono, ma lui fa esattamente con sé stesso ciò che un performance coach fa con il proprio atleta. Del resto ci sono tantissimi campioni che riescono a fare da soli ciò che altri campioni fanno servendosi dell’aiuto di un performance coach. La cosa importante è fare ciò che serve per raggiugere i risultati desiderati.

Abbattere la routine

Hamilton ha bisogno di soddisfare quotidianamente il suo bisogno di varietà. I piloti di Formula Uno – oggi così coinvolti anche nelle noiosissime questioni tecniche e meccaniche – devono necessariamente distrarsi con cose nuove. La routine delle prove, così come la ripetitività della gara (dove basta un secondo di distrazione per rovinare il lavoro di mesi), costringe gli atleti a trovare una modalità che li aiuti a recepire stimoli diversi. “Per me – spiega l’inglese – la routine non esiste, nemmeno in allenamento. Il mio programma cambia di giorno in giorno, a seconda delle energie e degli impegni. È fondamentale saper gestire il serbatoio di energie con attenzione e misura. La corsa mi piace, posso farla dappertutto. Ma la palestra è molto noiosa!”.

Per variare Lewis ha iniziato a fare muay thai, la boxe thailandese. Poi ha introdotto il Jujutsu (arte marziale giapponese) e si è messo a giocare a squash. “Non ho un personal trainer, mi organizzo di volta in volta. La mia filosofia è che da sport differenti puoi prendere qualità differenti: dalla potenza ai riflessi. Niente di eccezionale, solo stare bene e sentirmi in forma”.

Vita sana e relax

Mente e corpo sono collegati. Hamilton segue un’alimentazione vegana da circa un anno (“Il mio corpo si sente più pulito, fresco, la pelle è migliore”), dà grande importanza al riposo e al sonno (“Non puoi esagerare e devi capire quando è ora di fermarti e recuperare”), fa una vita sana senza troppe feste mondane. La sua mente è di conseguenza sempre in funzione, anche grazie alle diverse attività che svolge nel quotidiano. “Ci sono giorni – spiega – in cui la mia testa vaga senza controllo. Ho imparato che non devo forzarmi ma accettare che succeda. A volte serve più tempo per smaltire le situazioni difficili, certe sono profonde e durano più a lungo. Ma servono a rafforzare il carattere. In passato, prima di scendere in pista, ho provato diverse tecniche per rilassarmi, per focalizzare la concentrazione al momento di entrare nell’abitacolo. Ora sono più tranquillo”.

Un ultimo aspetto ci ha colpito di questa interessante intervista a Sport Week. Quando Lewis parla del contributo che i piloti di Formula Uno devono fornire al team di ingegneri e tecnici. “Prendo appunti, mi segno tutto, prima e dopo i weekend di gara. Nei meeting con lo staff faccio un sacco di domande, a questi livelli noi piloti dobbiamo essere molto più attenti che in passato alle questioni tecniche”. L’attuale leader della classifica piloti lo spiega nel passaggio successivo: “A volte gli ingegneri sono troppo condizionati dai dati del computer: invece è importante che ‘vedano’ la direzione!

Il pilota diventa così il radar che – per tirare fuori il meglio dalla monoposto – mostra agli altri il punto verso il quale la barca dovrà puntare: perché la chiave dei GP di oggi è sfruttare al massimo il potenziale della vettura, dal motore alle gomme. Senza dimenticare, ai primi posti in ordine di importanza, la capacità di visione mentale del comandante. Quella preziosa e originale immagine in grado di anticipare l’inferno di situazioni che da lì a poco esploderanno in pista.

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

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