Formula 1

Il caso Rosberg, quando l’Inner Game diventa assordante

By 6 Dicembre 2016Maggio 20th, 2019No Comments

“Quest’anno è stato durissimo, ho dato tanto e sento che non riuscirò a ripeterlo il prossimo anno. Così ho scelto questo giorno per smettere di gareggiare. Ho deciso di ascoltare quello che mi suggerisce il cuore. Si vive una volta sola, e il mio cuore mi dice che questa è la scelta giusta”.

Chi di noi avrebbe avuto il coraggio di pronunciare le stesse parole? Nico Rosberg, poche ore dopo aver raggiunto il sogno inseguito da una vita, lo ha fatto. Appena laureatosi campione del mondo di Formula Uno, il trentunenne pilota tedesco ha lasciato non solo la Mercedes, ma ha detto addio in un colpo solo a tutto il circo mediatico di trionfi, protagonismi e guadagni milionari che lo avevano spinto sul tetto del mondo.

Per non diventare schiavo delle sue tossine e dipendenze, un atleta 31enne che rischia la pelle tutto l’anno, aveva pienamente il diritto di promettere alla moglie “il giorno in cui vincerò un titolo mondiale, smetto di correre!”. È anche vero però che lasciare nel momento di massimo successo non è cosa facile. Se sei un coach sportivo, un aspirante coach o un atleta professionista, saprai bene di cosa stiamo parlando. Proprio mentre l’intero pianeta ti restituisce ciò di cui hai bisogno (sicurezza, varietà, importanza, amore, crescita e contributo), decidere di tagliare con il machete tutto questo significa non percepire più il successo come un’ascesa verso l’alto, ma piuttosto come una zavorra che ti costringe a fare i conti con lo stress e le paure. Convivere con quello stato d’animo anche in futuro era un’immagine e una sensazione troppo negativa per Rosberg stesso: per questo ha lavorato sulla sua identità e si è sganciato nel momento migliore. Per non avere rimpianti, evitando di lasciare un’immagine di sé perdente e frustrata.

Torniamo per un attimo alle parole del pilota: “In venticinque anni di corse, il mio sogno era diventare campione del mondo. Ho lavorato duro, ho affrontato sacrifici per quest’obiettivo e ora l’ho raggiunto. Ho scalato la montagna. Ritengo che questo sia il momento giusto”. Frasi dette dopo una stagione durissima, con Hamilton che ha provato a impedirgli di vincere fino all’ultima bandiera a scacchi. Tutto questo, lo dice lui stesso, ha ovviamente contribuito.

Il passaggio fra i più interessanti è quello dove il neocampione di Formula Uno ci racconta che “ho affiancato un mental coach, ho praticato meditazione mattina e sera. In questi ultimi mesi ho trascorso momenti che non voglio più rivivere, stress e pressioni sono stati enormi. Per migliorarmi ho dovuto muovere le montagne, lavorando moltissimo su me stesso. Insomma ho fatto tanti sacrifici e ciò ha avuto un impatto sulla famiglia. Ora mia moglie avrà un marito: non troverò mai le parole giuste per ringraziarla, perché ha capito che quest’anno c’era l’opportunità di vincere e ha creato spazio per me. Ora per un po’ farò il padre. Delle corse che cosa mi mancherà? Le vittorie, il sapore che si prova la domenica sera”.

Nico Rosberg - Mercedes

Sazio ed esausto, hanno scritto molti commentatori. Ma anche consapevole che ribattere Hamilton sarebbe stata un’impresa difficilissima, con prezzi da pagare troppo alti rispetto al suo equilibrio di uomo, atleta, marito e padre di famiglia. Oltretutto – e anche questo è materia di coaching sportivo – i problemi nascono quando non si riesce più a tenere a bada il proprio “Inner Game”, quel dialogo interno che può rinforzare una convinzione vincente, ma viceversa è in grado di minarla e sabotarla, giorno dopo giorno, a partire dalle fondamenta.

Sentite ancora Rosberg: “Da ottobre, cioè da quasi due mesi, ho iniziato a pensare che se avessi vinto e raggiunto finalmente il sogno che avevo da bambino, allora sarebbe stato un bellissimo momento per smettere”. Capirete dunque che quel momento ha fatto la differenza. Nico ci ha riflettuto, sebbene non fosse ancora certo di riuscire a trovare il coraggio per farlo. “Ma oggi sono qui – ha detto l’altra sera agli Autosport Awards, i riconoscimenti che a Londra vengono assegnati dal magazine britannico di automobilismo sportivo – e mi sento molto bene! Vedremo cosa mi riserverà il futuro, lo sport è la mia passione e penso che la Formula Uno sia lo sport più bello del mondo. Sono sicuro che lavorerò qui in qualche modo”.

Nico Rosberg - Casco

I coach sportivi lavorano moltissimo con i loro atleti sull’Inner Game, su quegli ostacoli interiori che includono la paura di fallire, i dubbi su se stessi, la mancanza di focus e di attenzione. È una sorta di “derby” fra le mine vaganti di cui sopra e gli obiettivi positivi come la gioia, la soddisfazione, la conoscenza di sé. Si può avere successo in entrambi? Certamente! Ma un’atleta per farlo deve rinforzare le sue credenze e la sua identità, allenando di pari passo la crescita nel “gioco esteriore” (abilità tecniche) e lo sviluppo di una padronanza del proprio “gioco interiore” (abilità mentali).

Fissa bene dunque questi temi che ci derivano dal caso Rosberg. Lavora sulle aspettative desiderate ma contemporaneamente rinforza la capacità di reagire alle frustrazioni, alla paura del fallimento, della stagnazione, dell’essere giudicati, di non essere all’altezza e valere a sufficienza. Nel caso del pilota tedesco, a nostro avviso è subentrata anche la paura di non meritare ciò che si desidera, così come quella di non riuscire più in futuro a ricompensare la moglie per i sacrifici fatti.

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

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