ISMCIVisto dal Coach

Quanta ispirazione nella leggenda di Bagger Vance!

By 22 Settembre 2017Maggio 17th, 2019No Comments

La leggenda di Bagger Vance” è lo straordinario ed emozionante film che inaugura la nostra nuova rubrica “Visto da un Coach”, dove parleremo di libri e di film che meritano approfondimenti in questo senso. Per scrivere quest’articolo ho raccolto due testimonianze. La prima è di Mara Bellerba, docente del Master di ISMCI (la Scuola Internazionale di Sport Mental Coaching), maestro federale di tennis con un passato da campionessa e mental coach alla Tennis Training School di Foligno. La seconda persona è Lorenzo Marconi, amministratore e docente di ISMCI, oltre a essere Performance Coach di molti atleti di diverse discipline sportive.

Due diversi, e in parte simili, punti di vista che proverò a sintetizzare vista la lunga chiacchierata fatta con entrambi. Dice Lorenzo: “Il film è una metafora della vita: il senso della perdita, nel corso degli anni, di quel talento con il quale siamo nati e la necessità di ritrovarlo. Tutti siamo stati messi alla prova, e tutti a un certo punto abbiamo sperato in un aiuto, che in chiave sportiva è racchiuso nel trovare il proprio mental coach. Il golf è interessante come riferimento sportivo, perché nel golf giochi fondamentalmente contro te stesso”.

Anche io a volte – continua Mara – mi scopro alla ricerca spasmodica di qualcosa o di qualcuno contro cui lottare. Uso lo sport per questo, uso la mia abilità per combattere contro quelle che considero le ingiustizie della mia vita. Per questo, quando mi ritrovo davanti a questo film, un misto di tristezza, rimpianto e invidia mi pervade. Ogni volta in un modo diverso dalla precedente, come se ci trovassi sempre qualcosa di cui non mi ero resa conto prima, come se in quel film, in quelle scene, ogni volta, a modo mio, ci fossi sempre io”.

Se avete visto il film (altrimenti fatelo oggi stesso!) avrete capito che Bagger Vance non è una leggenda. Il personaggio richiama fortemente la figura professionale del mental coach e del modo di lavorare con gli atleti. L’essenza dello Sport Mental Coaching consiste proprio nel liberare il potenziale degli atleti per massimizzare le loro prestazioni. Il mental coach è colui che aiuta l’atleta a tirar fuori il meglio di sé, a ritrovare la propria identità, a superare stress e paure per raggiungere gli obiettivi desiderati.

Dice Mara: “Invidio tantissimo la fortuna di Junuh (protagonista del film) nell’aver trovato la sua strada, ma soprattutto qualcuno che gli abbia indicato la via, facendogli incontrare il suo talento. Occorre riscoprire l’indole di ‘ascoltare’, per fidarsi fino in fondo di qualcun altro e vivere la magia del proprio sport”. È proprio così: il ruolo di un mental coach è quello di aiutare la persona a trarre da sé il suo autentico, quello swing spesso imbrigliato o mascherato che gli permetterà di ritrovare l’energia per fare un passo difficile, affrontare un cambiamento, modificare un aspetto della vita. “Il coach – spiega Lorenzo – non dice cosa fare, non offre soluzioni: ascolta attentamente, lascia spazio ai silenzi e al fluire del pensiero, accompagnando l’atleta a esplorare il proprio mondo e a trovare in sé le risposte. Il coach pone domande, estrae i valori con i giusti significati e aiuta la persona a capire ciò che davvero vuole. Come entrare nei propri desideri senza paura? Quali sono i possibili ostacoli, rischi e conseguenze delle proprie scelte?”.

Guardate questa scena, dove Bagger Vance invita il protagonista a “vedere” il campo, a trovare quel colpo che è solo e soltanto suo. Mi emoziono sempre quando dice: “Vedi quella bandiera? È un bel drago da sconfiggere. Ma se lo guardi con occhi gentili, vedrai il punto in cui le maree e le stagioni e il roteare della Terra s’incontrano. E tutto ciò che è, diventa uno. Tu devi cercare quel posto con il tuo cuore”.

Clic per vedere lo spezzone in cui Bagger Vance spiega a Junuh come “vedere il campo”.

Riprende Mara: “Nel film si vede Junuh che ha vissuto prove difficili, catapultato in un mondo molto diverso da quello che sognava, fatto di morte e di guerra. Esperienze che l’hanno portato a perdere di vista se stesso, la sua essenza e quel gioco per il quale sembrava davvero fosse nato. Quando la vita gli mette davanti l’occasione di tornare a misurarsi con due campioni, emerge la paura di non farcela, di non essere più in possesso delle qualità anche solo per partecipare. Tutto ciò si mischia alla voglia e al desiderio di competizione che ardono ancora dentro di lui e a quella sensazione, mai nominata ma sempre in qualche modo presente, che le qualità per farcela siano ancora li da qualche parte, e che si siano soltanto perse”.

Il coachspiega Lorenzo – non si limita a domandare. Apre orizzonti, offre le sue idee con feedback. Il suo stile è quello di Bagger Vance: rimette sempre in mano la pallina al suo assistito. È una guida, una persona che accompagna nel percorso. La sua neutralità non è indifferenza, ma è una presenza che deve lasciar emergere sempre il pensiero, la volontà. Un bravo mental coach sa mettere l’atleta di fronte alle proprie responsabilità”.

Mara spiega di aver creduto molto nelle proprie capacità: “Per questo è stato sempre difficile fidarmi di chi mi stava intorno e credere che esistesse un Bagger Vance, pronto a farmi amare il mio gioco. Ecco cosa mi ritrovo a pensare davanti a una delle ultime scene del film, quando sul punto di mollare Junuh viene fermato da Bagger che gli svela il mistero del rapporto fra l’atleta e il coach. Quell’alchimia meravigliosa in cui uno è chiamato semplicemente a giocare mentre l’altro è lì, accanto a lui, a sentirlo amare e odiare il suo gioco, a vederlo respirare per il suo gioco e soprattutto a crederci e a farlo ancora prima di lui. Perché la magia esiste, esistono i colpi perfetti, i gesti perfetti. Quel momento, quello stato che dura nel tempo, in cui tutto sembra essere al suo posto e in quell’ordine perfetto scompare, lasciando noi, da soli, a giocare il nostro gioco”.

Clic per vedere lo spezzone della scena nel bosco.

Lorenzo chiude questa emozionante chiacchierata con una similitudine: “C’è un corso della Roberto Re Leadership School, all’interno del quale gli allievi sfidano le loro paure arrampicandosi lungo un palo alto dodici metri. La prova si chiama Power Pole, o Palo del potere. Giunti alla sommità, bisogna alzarsi in piedi e lanciarsi nel vuoto (ovviamente imbragati in sicurezza) per afferrare un trapezio posto a circa tre metri di distanza: un lancio verso il tuo futuro. La vera metafora dell’esercizio consiste nel lasciar cadere – mentre si sale, scalino dopo scalino – ciò che di noi e della nostra vita non vogliamo più, le cose che ormai non ci appartengono. Raggiunta la vetta, ci si lancia verso una nuova vita, verso una nuova identità. Un esercizio favoloso, dove ti alleggerisci di tutte le zavorre limitanti che ti impediscono di far emergere il tuo vero potenziale”.

Non resta che guardare questo film perché, come ci ha detto Mara Bellerba, “Bagger Vance insegna l’amore. Junuh infatti non impara a giocare a golf. Junuh impara ad amare, ad amare il gioco, a rispettarlo… e soprattutto ad amare se stesso. E per un atleta questo è meraviglioso..!!”.

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

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