“Tutto sembra andare nella giusta direzione, anche in virtù dei miglioramenti nel putting dovuti a una nuova metodologia di allenamento studiata con il mio staff tecnico”. Così parlava Francesco Molinari alla vigilia del 147° Open Championship, terzo major stagionale. Fino al 22 luglio si gareggia sul percorso del Carnoustie Golf Links, a Carnoustie in Scozia, dove sono state scritte tante pagine tra storia e leggenda del mitico torneo. Dopo due anni di assenza dal major britannico, anche Tiger Woods è pronto a dare battaglia: “Mi è mancato molto non partecipare al torneo più antico del circuito. Ho scritto il mio nome sulla Claret Jug tre volte e ora voglio rimettermi in gioco”.
Tutti i golfisti – dai super-campioni ai dilettanti del fine settimana – sanno che in questo sport il 90% lo fa la mente. Molinari lo dimostra anche nelle dichiarazioni: “Il periodo che va dal successo di Wentworth a oggi è sicuramente uno dei più brillanti della mia carriera!”. Sa di essere il giocatore più in forma del momento, con due vittorie di peso (una in Europa e una in USA come Rahm) e due secondi posti in cinque uscite. Partire da favorito non sempre è un vantaggio mentale: ma un campione sa come canalizzare l’energia positiva che lo sta attraversando.
Per ora l’azzurro ha chiuso il primo round in 70 (-1), piazzandosi al 18esimo posto, a 4 lunghezze dal leader Kevin Kisner (-5): nulla è impossibile per lo straordinario giocatore visto nel 2018. Un gradino sotto l’azzurro, in pari con il par, c’è Tiger Woods al rientro all’Open Championship. L’americano ha confermato i progressi degli ultimi mesi, riproponendosi a livelli competitivi. Il suo rendimento dopo gli interventi alla schiena è stato buono, ma è passato da un paio di eventi in cui è andato vicino alla vittoria ad altri piuttosto deludenti. Attuale numero 71 al mondo, Tiger riesce sempre a rendere diversa ogni gara a cui partecipa e anche l’Open Championship non farà eccezione.
Ecco cosa Woods stesso ha dichiarato di recente: “La mia mente è la più grande arma che ho a disposizione. La psicologia del Golf è complicata ed è un insieme di forza d’animo, fiducia in se stessi, gestione delle emozioni e capacità di richiamare velocemente i successi passati, per essere in grado di superare momenti difficili”.
Sappiamo quindi, e lo confermano i campioni, che il Golf è uno sport nel quale la mente svolge un ruolo fondamentale. Eppure la maggior parte dei golfisti dedica un’enorme attenzione a migliorare le capacità tecniche (e la qualità dell’attrezzatura), senza fare nulla per imparare a utilizzare il proprio cervello come strumento fondamentale per la vittoria.
Continua Tiger: “Ho sviluppato molto presto la forza della mia mente: per questo non troverò mai abbastanza parole per spiegare l’importanza che potrebbe avere per qualsiasi golfista fare altrettanto. Alla fine quello con i propri stati d’animo è come… un altro gioco all’interno del gioco stesso!”.
Negli Stati Uniti e in altri Paesi le tecniche di training mentale sono parte naturale, ormai da anni, della preparazione di golfisti a ogni livello. La scienza infatti ha dimostrato che in qualsiasi sport un corretto allenamento mentale è in grado di incrementare notevolmente le prestazioni.
Anche per questo Molinari, prima degli Open Championship, si è concesso una giornata di relax (e allenamento) per rifinire le strategie con i suoi guru Dave Alred e Phil Kenyon. Nelle stesse ore – per rinforzare le proprie credenze legate all’identità – Justin Rose, campione olimpico di Rio 2016, dichiarava ai media: “Voglio vincere e diventare il nuovo leader mondiale. Non sono superstizioso e tutto quello che m’interessa è scendere sul green per vincere tornei come questi”.