
Ti capita di non riuscire a gestire come vorresti la scelta del colpo mentre giochi a golf? Di accorgerti che questo a volte genera rabbia, o peggio ansia? Senti una voce interiore che ti crea dubbio e spesso ti fa sbagliare? Ti accorgi che il tuo focus è più sull’ostacolo (bunker, alberi, acqua) che non sul fare la cosa giusta? Sei sempre nervoso al tee di partenza?
Per definizione, l’ansia è uno stato psichico dell’individuo caratterizzato da una sensazione di preoccupazione o paura, spesso infondata, relativa a uno stimolo ambientale preciso. È probabile quindi che al mitico Tiger Woods sia successa una cosa simile al recente Arnold Palmer Invitational in Florida.
Tiger Woods ha provato a vincere quel torneo, dando spettacolo alla sua maniera per quindici buche con sei birdie e un bogey. L’ex numero uno si è portato, con -12, a ridosso di McIlroy e Stenson (-13). Alla buca 16 però il driver ha fatto finire la sua palla fuori limite. Ha perso un colpo, poi è seguito un altro bogey ed è stato parziale di 69 (-3 con sei birdie e tre bogey) e quinta posizione.
“Sapevo – ha spiegato Woods – che dovevo continuare a segnare birdie, poiché i miei avversari avevano ancora parecchie buche avanti. Così ho forzato il gioco. Con il senno di poi forse potevo usare un bastone diverso, ma l’importante è aver proseguito il mio percorso di crescita”.
In dettaglio, l’autorevole blogger (e golfista) Isabella Calogero ha notato qualcosa in più nelle dichiarazioni di Tiger. Come ha scritto nel suo blog “The Bogey Blonde”, ai microfoni del post gara Woods ha ammesso di aver avuto un piccolo/grande attacco d’ansia: “Avevo tre diversi tipi di colpi tra cui scegliere per quel tee shot – ha spiegato – ma alla fine non ne ho scelto neppure uno: ho cambiato idea praticamente mentre ero all’apice del backswing e sono finito fuori limite”.
Gestire l’ansia per i campioni di golf
Come tradurre l’episodio per noi “comuni mortali”? Evidentemente anche i grandi campioni, coloro cioè che dovrebbero colpire la pallina con la disinvoltura che deriva da migliaia di ore trascorse al campo pratica, possono soffrire di blocchi mentali dovuti a un corto circuito nel cosiddetto “dialogo interno”.
Come spiegano bene i Coach dell’International Sport Mental Coach Institute (ISMCI), ognuno di noi ha una vocina interiore nella propria testa. Il come quella vocina ti parla, le parole che utilizza, le frasi e le domande che ti ripete più spesso, influenza ciò che fai, come ti senti e la persona che diventi. Il dialogo interno ha il potere di modificare la fisiologia, di spostare l’attenzione e il focus, creando stati d’animo negativi e pessimi risultati: il golfista inizierà a vivere sensazioni negative (insicurezza, sfiducia, tensione, stress, frustrazione, rabbia) che porteranno la sua fisiologia a essere contratta, a cambiare modo di respirare, postura, espressioni facciali, movimenti e stati d’animo.
Nel caso di un professionista che conosce al meglio il gesto tecnico, il modo per gestire l’ansia nel golf passa attraverso una serie di veloci associazioni mentali che modificano il dialogo interno, riportano il focus sull’azione del momento, e non più sulle tossine del gesto passato o sulla preoccupazione per quello futuro.
L’atleta che gestisce il proprio “inner game” ed è totalmente concentrato sul presente, può finalmente lasciare che il corpo compia senza interferenze l’azione e il gesto tecnico che ha allenato migliaia di volte. È inutile e dannoso eseguire un colpo senza aver prima bene chiaro in testa che cosa vogliamo fare. Di fatto, è come sbagliare un tiro prima ancora di compierlo!
Un mental coach per gestire l’ansia nel golf
Lavorare con un mental coach sportivo consente di imparare ad allenare il proprio dialogo interno, tenere sotto controllo gli stati d’animo, di gestire l’ansia ogni volta che si gioca a golf, evitando così che le nostre facoltà attentive subiscano un attacco da parte della sfera emotiva. Quando ci irrigidiamo, perdiamo forza e potenza, perché in quel momento il dialogo interno influenzato dalla paura ci suggerisce di prestare ancora più attenzione a cose come lo swing, che invece dovrebbero essere consapevoli e automatiche.
Come segnala ancora “The Bogey Blonde”, a Stanford nel 2006 il professor Krishna Shenoy ha scoperto che il cervello umano non è in grado di ripetere perfettamente una qualsivoglia azione fisica.
“La convinzione che possiamo muovere il bastone da golf allo stesso modo per 18 buche è errata: è il nostro cervello a non permettercelo, dal momento che il sistema nervoso è disegnato per essere flessibile e non per riprodurre le stesse azioni allo stesso modo milioni e milioni di volte. Piuttosto dobbiamo accettare il fatto che il nostro swing sia una variabile che muta di giorno in giorno, di colpo in colpo: in sostanza il golf è uno sport che si gioca in un ambiente flessibile e in costante mutamento”.
Sul campo da golf, quando si è in preda dell’ansia è importante smettere di ripensare alla tecnica, è inutile riprovare continuamente lo swing. Piuttosto, in base ai suggerimenti del vostro mental coach, riaffidatevi ai vostri automatismi sviluppando con la percezione ciò che non può essere fatto con il pensiero consapevole. “Nel golf il 90% lo fa la mente” Jack Nicklaus.