Golf

Effetto CM7 per Chicco Molinari?

By 3 Agosto 2018Maggio 22nd, 2019No Comments

Troppo ghiotta l’occasione giornalistica: paragonare l’effetto CR7 a quello di CM7 (Chicco Molinari 7 come i titoli conquistati in carriera). L’eco della sua grandiosa prestazione – la recente vittoria dell’Open Championship, il Major più antico e prestigioso, prima volta nella storia per un golfista italiano – ha appassionato non solo gli italiani, ma ha generato movimento anche sulla stampa internazionale e sui social.

È noto che quando un atleta comincia a vincere, la sequenza positiva di risultati si autoalimenta. Così come per l’entusiasmo generato nel mondo del calcio italiano con l’arrivo in maglia bianconera di Cristiano Ronaldo, l’effetto CM7 ha contagiato sia lo stesso Molinari (la vittoria agli Open è arrivata dopo le imprese nel BMW PGA Championship e nel Quicken Loans National) che gli altri atleti azzurri, come in una sorta di competizione interna.

In un momento dunque particolarmente felice per il golf italiano, ecco cosa ha dichiarato Renato Paratore, arrivato a un passo dalla seconda vittoria nell’European Tour: “Francesco Molinari è entrato nella storia e la sua impresa è di grande impatto per la crescita del golf in Italia. Come giocatore, io stesso ho ricevuto immediatamente una forte spinta morale. Ho iniziato ad analizzare con occhio diverso il lavoro che stavo facendo: parlandone con i miei allenatori, abbiamo apportato qualche correzione già prima di arrivare in Germania”.

Una storia che richiama romanticamente quella di Roger Bannister, il primo uomo che riuscì a correre il miglio sotto i quattro minuti. Roger nel maggio del 1954 lo percorse in 3’59″4, stramazzando al traguardo. Era l’atterraggio in un altro mondo. Quel giorno – andando in treno verso Oxford dove avrebbe gareggiato per il record – Bannister aveva incontrato Franz Stampfl, una sorta di mental coach ante-litteram: “Mi dava consigli – disse Roger in un’intervista – tutto qui. Veniva dall’Austria, aveva assorbito le teorie di Sigmund Freud. Credeva nella forza della volontà. Era naufragato, era sopravvissuto per oltre quattro ore nelle gelide acque dell’Atlantico. Il suo motto: don’t worry, it’s only pain. Non preoccuparti, è solo dolore. Se te lo diceva, ci credevi, l’aveva vissuto sulla sua pelle”.

Da quel giorno molti atleti iniziarono a correre sotto i quattro minuti. È sempre Bannister a parlare: “Il record dello svedese Haegg, 4’01″4, durava da nove anni. E i quattro minuti sul miglio erano le colonne d’Ercole. Tutti erano convinti che fisiologicamente un uomo non ce la potesse fare. Ma io studiavo neurologia e sapevo che per andare al di là l’organo più importante è il cervello”.

Chicco come Roger?

Si respira quindi un clima simile in queste settimane post Open. Vincere in Scozia per CM7 non ha rappresentato solo un cambio di identità, ma anche un aumento esponenziale di popolarità. Dietro le sue imprese c’è la spinta di Dave Alred – il suo performance coach – un uomo che viene dal rugby e che ha lavorato con Johnny Wilkinson, il numero 10 più letale nella storia della palla ovale. Alle spalle del salto di qualità di Molinari c’è in ogni caso uno staff forte e affiatato. Spiega Francesco: “A fine 2015 cercavo un coach che mi aiutasse a livello mentale. Un aiuto pratico, non una cosa da lettino da psicanalista. Con Alred mi trovo bene, ti porta fuori dalla zona di comfort, ricrea in allenamento la tensione della gara, dà importanza a ogni singolo tipo di colpo. Dopo aver vinto il primo torneo della stagione, a fine maggio, è cambiato tutto: quel giorno ho superato una barriera psicologica importante, vincere mi ha dato fiducia!”.

CM7 spiega di essere diventato mentalmente più “ugly”. Più duro, cattivo in campo. Una qualità che lo ha spinto verso l’alto. Di certo un grande aiuto arriva dal lavoro di Alred, un coach che si ispira a concetti filosofici, citando Aristotele e sostenendo che “chi compete secondo le regole, non lo fa per battere un avversario ma per migliorare se stesso”. Parlando di Molinari, gli anglosassoni lo definiscono implacabile e freddo come un detective privato. Fanno riferimento alla “composure”, a quell’estrema capacità di controllo delle proprie emozioni che consente di mantenere una visione razionale della giocata.

Prestazioni di successo

È la stessa filosofia che si respira all’interno dell’ISMCI – spiega in chiusura Lorenzo Marconi, manager e performance coach dell’Istituto Internazionale per la formazione di Sport Mental Coach – dove seguiamo i nostri atleti dando una fondamentale importanza allo staff: performance coach, nutrizionista, fisioterapista, preparatore atletico. Figure cioè che si interfacciano con lo staff tecnico per sostenere il percorso verso il risultato finale. Con noi l’atleta cambia prospettiva e si immerge nel lavoro pratico. Allenando la mente a ottenere prestazioni di successo sia in allenamento sia in gara, quando la pressione psicologica incide sulla prestazione sportiva”.

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

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