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Vittoria Bussi: “Saper gestire l’ansia pre-gara ha fatto la differenza”

By 5 Ottobre 2018Maggio 24th, 2022No Comments

Vittoria Bussi ce l’ha fatta: è la prima donna nella storia a superare i 48 chilometri nella prova individuale del record dell’ora femminile di ciclismo. Alla fine è stata premiata la forza di volontà della 31enne romana, che già nella giornata di mercoledì 12 settembre aveva provato a battere il primato dell’americana Evelyn Stevens di 47,9 chilometri. La Bussi però ha dovuto fermarsi dopo 45 minuti per un problema fisico. Nonostante le difficoltà, il giorno successivo si è rimessa in pista al velodromo messicano di Aguascalientes ed è riuscita a stabilire il nuovo record della disciplina, percorrendo in un’ora esattamente 48.007 metri. 

Mentre scriviamo, Vittoria ha ottenuto una grande medaglia d’argento ai campionati italiani crono, dietro solo a Elena Cecchini. Considerato che a questa gara si è presentata di fatto senza una squadra alle spalle, e che fra le partenti c’erano atlete ben più avvezze alle gare su strada (Tatiana Guderzo bronzo ai recentissimi mondiali di Innsbruck, così come Elisa Longo Borghini), possiamo affermare che si tratta di un risultato eccellente!

Sport Power Mind ha intervistato Vittoria Bussi qualche giorno dopo l’impresa messicana del record dell’ora. Ecco le sue risposte.

Vittoria, appena ti sei resa conto di essere la prima donna nella storia a superare i 48 chilometri, cos’hai pensato a livello mentale e che stati d’animo hai provato?

Ero già preparata a questo, sapevo che per battere il record avrei dovuto puntare ai 48 chilometri. Ho lavorato molto per non farmi spaventare da questo numero.

Dopo il record, hai dichiarato: “Improvvisamente tutto ha un senso. Mi sono odiata e poi amata per il coraggio di ritentare”. Come si trova il coraggio di rimettersi in sella, a sole 24 ore da un fallimento?

È stato il pensiero degli allenamenti e della fatica di questi anni. E poi c’è il mio compagno, che non mi ha mai lasciata sola in quelle ore.

Durante le settimane che precedevano la gara, hai mai focalizzato l’immagine dell’americana Evelyn Stevens, l’atleta che deteneva il record prima di te?

Onestamente non pensavo a lei, era più che altro una sfida con me stessa.

Qual è il legame tra il mezzofondo, che hai praticato per anni, la laurea in matematica e il ciclismo? Sulla carta sembrano tre vite differenti e inconciliabili… E invece?

Infatti lo sono, sono i miei amori, tre vite diverse. Affinità alcune, ma pensare di conciliarle tutte mi sembra impossibile. Ho provato a fare ricerca in matematica e sport ad altissimi livelli, ma corpo e testa non tenevano i ritmi.

Quando non sei un nome famoso, in pochi ti vengono dietro e credono in te. Come si riesce a far cambiare idea a chi poi alla fine ti ha sostenuto?

Con la passione e la sincerità.

In certi tipi di sport, occorre saper soffrire. Cosa puoi dire, vista la tua esperienza, a chi possiede un buon talento ma non riesce a gestire la sofferenza in gara?

La voglia di far fatica e la gestione dell’ansia pre-gara, dal mio punto di vista, spesso si sono rivelate persino più importanti della forma fisica. Per questo occorre lavorarci tantissimo.

Uno degli aspetti di questa disciplina è che sei costretta a stare concentrata per un’ora in un fazzoletto di sguardo davanti alla ruota anteriore. Ci sono nuotatori e maratoneti che usano i numeri per restare con la mente sul pezzo. Come sei riuscita a stare focalizzata? Anche tu, da esperta matematica, hai usato qualche trucco con i numeri?

Sì, ho contato tanto, pensato, cantato… Quello di stare concentrata è una mia buona dote!

Abbiamo letto che quando hai incontrato Graeme Obree (un atleta inglese che nel 1993 e nel 1994 ha conseguito il record dell’ora) lui ti avrebbe detto: “Sei pronta a morire Vittoria?”. Tu come hai reagito a quelle parole?

Un tornado di emozioni: sono semplicemente scoppiata a piangere. Aveva colpito dritto al punto!

Hai coniato il motto: “Se non puoi allenare il tuo corpo, allena il tuo spirito, la tua anima”. Cosa intendi con questa frase?

È del mio amico Wally, mio fedele compagno di bicicletta e amico: anzi direi un fratellone. Lui è un ultracyclist, abituato a lunghe fatiche strazianti. Devo tanto a lui, soprattutto nei nostri lunghi allenamenti invernali.

Su Facebook hai scritto: “Grazie “ORA”, mi hai dato tutto quello che ti avevo chiesto, una vita da vivere in grande”. Prima del record, come ti proiettavi nel futuro?

Onestamente non riuscivo a vedere neanche a un giorno più in là del record. Era troppo importante per me batterlo. La mia vita e quella di chi mi sta intorno sarebbe comunque andata avanti lo stesso, ma il mio spirito si era fermato a quel 13 settembre. Ora, dopo una vacanza, ci penserò…

Cosa ha significato per te avere un mental coach come Roberto Spedicato?

Sebbene abbiamo collaborato soltanto per un mese, Roberto è stato un ottimo professionista, disponibile e flessibile. In un momento di stress cosi grande, è stato importante poter contare su di lui!

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

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