Le parole più inquietanti sulla crisi mentale della Roma le ha pronunciate l’allenatore Claudio Ranieri, in conferenza stampa, poco dopo la brutta sconfitta subita all’Olimpico contro il Napoli di Carlo Ancelotti. “In questo momento siamo come dei pugili nell’angolo, dobbiamo stare coperti. Possiamo solo difenderci e cercare di prendere meno botte possibili in faccia perché fanno male!”. Se è vero che le parole dipingono spesso gli stati d’animo provati nell’inconscio, quelle del mister di Testaccio – subentrato qualche settimana fa al posto dell’esonerato Di Francesco – sono macigni che non ammettono equivoci.
È davvero uno dei momenti peggiori della stagione per la società giallorossa, anzi forse uno dei peggiori di sempre negli otto anni di gestione americana sotto la presidenza di James Pallotta. Basta guardare le immagini dei gol presi contro il Napoli per rendersi conto di quale sia il livello di apatia e rassegnazione psicologica da parte dei giocatori giallorossi. Difensori e portiere sembrano inermi contro un avversario senz’altro forte (il Napoli è secondo in classifica, dietro solo alla Juventus dei record), ma non così forte da sbaragliare una formazione che meno di un anno fa si stava pur sempre giocando contro il Liverpool l’accesso alla finale di Champions League.
Perché la mente si è bloccata fino a questo punto? Cosa dovrebbe accadere nello spogliatoio di Trigoria per aiutare la squadra a reagire, almeno in questo finale di stagione?
“Il primo che dovrebbe trasmettere sicurezza ai giocatori è l’allenatore. La società deve dare un segnale forte, affinché il mister possa esprimere la propria autorevolezza con credibilità, per guidare e supportare la squadra sia dal punto di vista tecnico sia da quello mentale. Tra i calciatori invece bisogna che ci sia un leader che possa prendere per mano i compagni più in difficoltà. Quando subentrano confusione e paura il gesto tecnico perde di efficacia perché la mente blocca invece di spingere verso una prestazione di gioco efficace.” Dichiara Lorenzo Marconi amministratore di Sport Power Mind.
In queste ore, sui giornali e nei social si dibatte se sia il caso – dopo un solo mese – di sostituire proprio Claudio Ranieri, colpevole secondo alcuni di non aver portato nessun beneficio alla Roma, né sotto l’aspetto tecnico (una vittoria e due sconfitte in tre partite) e né tantomeno sotto il profilo del carattere. “Il problema principale – ha detto Ivan Zazzaroni, direttore del Corriere dello Sport – è di comunicazione e di chiarezza all’interno della società. Ma il responsabile principale è il direttore sportivo Monchi, lo spagnolo che si è dimesso anche lui un mese fa”.
Nella catena della leadership, infatti, in una società di calcio così come in un’azienda o in una qualsiasi organizzazione, se i responsabili non sono in grado di mantenere una politica coerente tra gli obiettivi promessi e le azioni effettivamente compiute, le disfunzioni e gli errori nell’atteggiamento si riflettono dai vertici fino all’ultimo dei giocatori. Se mancano competenze tra i dirigenti, se i manager per primi non mettono in campo una capacità di problem solving adeguata a una multinazionale dello sport, allora è probabile che gli atleti in campo (milionari, ma pur sempre con una mentalità, in molti casi, da ragazzini viziati) si dimostrino l’anello debole, il più esposto alle pressioni della piazza, del pubblico che li fischia e dei giornalisti che li criticano senza pietà.
Secondo quanto riportano alcuni media, in caso di nuova pesante sconfitta nel turno infrasettimanale contro la Fiorentina, Ranieri potrebbe decidere di dimettersi, abbandonando clamorosamente dopo nemmeno un mese il ruolo di traghettatore che aveva accettato dopo l’esonero dal Fulham. Un atto di responsabilità per dare una scossa alla squadra che rischia di perdere non solo la Champions ma anche l’Europa League. Al suo posto arriverebbe un nuovo allenatore per chiudere degnamente la stagione.
Quando la mente non funziona, l’unica medicina è allontanare le parole negative, i messaggi depotenzianti, le voci critiche. Spiega Ranieri: “Ci dobbiamo isolare, tra due giorni abbiamo una nuova partita. Siamo tutti sulla stessa barca e cerchiamo di portarla in porto nel miglior modo possibile. Siamo poco dinamici? L’aspetto tecnico da solo non può bastare”. Come per dire: puoi stare anche bene di gambe, ma se la testa è bloccata, gli avversari saranno sempre un gradino più avanti.
Ecco come ha concluso Ranieri in conferenza stampa: “L’aspetto mentale è preponderante per qualsiasi atleta di qualsiasi sport. Cerchiamo di reagire, io cerco di motivarli e loro devono andare in campo. Non va bene perché i risultati non aiutano. L’uscita dalla Champions e la sconfitta con la Spal non sono state appaganti nell’ego dei ragazzi”.
Conclude Marconi: “È fondamentale in questi casi che i ragazzi si concentrino sul gioco e sulla prestazione evitando che il focus finisca sul risultato. Bisogna restare concentrati solo sul qui ed ora, nessuna proiezione sulle conseguenze negative, già negli allenamenti e nella preparazione delle partite. Bisogna lavorare anche sui punti di forza dei giocatori e della squadra affinché ritrovino dei punti di riferimento solidi e di conseguenza nuova sicurezza. Lavorare solo sugli errori è sempre sbagliato, quando la squadra è in difficoltà diventa un suicidio.”