Persino l’interista Bobo Vieri ha assolto Donnarumma dopo l’errore nel derby: “Quello di Icardi è stato un gran gol, il cross di Vecino era fenomenale, per il portiere non era facile uscire”. In queste ore, nonostante una parte della tifoseria e della stampa abbia rimarcato l’incertezza di Donnarumma, sono molte le voci che si levano a difesa del talento rossonero. Tra queste c’è anche quella di Dino Zoff, il leggendario ex numero uno, il quale sostiene che “al ragazzo l’errore farà bene, che la sconfitta rende umili e ti fa crescere. A patto di essere un atleta intelligente. Ma lui è un giovanotto intelligente, oltre ad avere delle qualità enormi”.
Gigio, lo dicono i numeri, resta un fenomeno. Non si arriva a mettere insieme 114 presenze in serie A (133 con le coppe varie) a 19 anni e mezzo se non si è un portiere eccezionale. A San Siro c’era anche Roberto Mancini ad assistere al derby: la sua scelta di promuovere Donnarumma a portiere titolare della Nazionale non può essere messa in dubbio da un errore, seppur grave. La fiducia del commissario tecnico è una spinta importante per il giovane portiere rossonero.
Tra i difensori d’ufficio c’è anche il mister Rino Gattuso: “Abbiamo preso un gol da polli. Nell’occasione l’errore è stato di tutta la difesa, non diamo le colpe a un singolo perché sono di tutti. A Donnarumma non ho detto nulla: ricordo bene che prima del derby tutti dicevano che il ragazzo era cresciuto, che sembrava un altro portiere rispetto a inizio stagione e poi basta uno sbaglio per cambiare tutto. Gigio deve stare tranquillo, è in crescita, alla sua età qualche errore può capitare”.
Per capire cosa può accadere in questi momenti nella testa del giovane portiere, abbiamo richiesto il parere a un esperto riconosciuto della preparazione mentale, Roberto Re, il più noto mental coach italiano, da tempo abituato a lavorare con grandi campioni dello sport: “Come sempre accade in queste situazioni, l’opinione pubblica è subito pronta a gettare la croce addosso a Donnarumma… Purtroppo questo fa parte del gioco e qualsiasi grande campione deve imparare a confrontarsi con questo tipo di pressioni e a gestirle”.
“Non va però dimenticato – continua Roberto Re – che Donnarumma ha solo 19 anni. La stragrande maggioranza dei suoi coetanei va ancora a scuola, non ha pensieri adulti e vive spensierata mantenuta dai genitori. Cosa facevate voi a 19 anni? Che responsabilità avevate? E soprattutto, quali risultati avevate creato? Questo ragazzo sta già vivendo delle pressioni incredibili e delle responsabilità che la maggior parte degli individui non conosceranno mai in tutta la loro vita. Tutti noi sbagliamo, anche i migliori commettono errori: per questo non possiamo certo aspettarci che a quell’età sia già tutto perfetto. È vero che a 19 anni sbagliare aiuta a crescere, ma il problema è che se si fa il portiere gli errori costano caro, più che in ogni altro ruolo. Ultimamente a Gigio non si perdona nulla, come se lui non potesse mai sbagliare! Qual è però il problema adesso? Che se lui non sarà mentalmente ed emozionalmente in grado di gestire queste situazioni, il tutto potrebbe ripercuotersi pesantemente sul suo futuro professionale”.
A conferma di quanto affermato da Roberto Re, ecco le parole di Villiam Vecchi, ex preparatore dei portieri del Milan, alla Gazzetta dello Sport: “Gigio era e resta un fenomeno, ne sono convinto anche dopo il derby. Sul gol di Icardi ha sbagliato perché è stato troppo ottimista nel valutare il cross di Vecino. Detto questo, mi pare ci sia un accanimento esagerato. All’estero ogni settimana vedo sbagliare due-tre nomi importanti, mentre a Donnarumma dal rinnovo del 2017 in poi non si perdona nulla”.
La pressione ovviamente mette a dura la prova la serenità di un atleta. Nel suo caso c’è il rischio che Gigio inizi a mettersi in discussione, a generare quella paura di sbagliare che di fatto si trasforma in mancata sicurezza. Spiega Roberto Re: “È necessario che Donnarumma rimanga calmo, centrato e consapevole del fatto che è normale sbagliare, senza mettere in discussione il suo valore e senza quindi minare la sua autostima. Gattuso e la società fanno bene a difenderlo perché il ragazzo è un fenomeno e ha dei numeri pazzeschi. Il problema vero però è che il ragazzo non ha nessuno che, al di là dell’essergli vicino e del supportarlo, lo possa davvero aiutare concretamente a gestire al meglio questa situazione. Ecco perché in un caso come questo, se in aggiunta alla crescita tecnica e fisica l’atleta avesse al suo fianco un professionista specifico in grado di aiutarlo a formarsi sotto l’aspetto mentale, la sua crescita come numero uno ne gioverebbe enormemente. Ho incontrato molti campioni che, sebbene fossero dei talenti pazzeschi, erano totalmente ignoranti su come gestire i propri stati d’animo, né conoscevano le benché minime tecniche o strategie per rimanere focalizzati e impermeabili alle influenze esterne…”.
Interviene Lorenzo Marconi, performance coach di numerosi atleti e fondatore (insieme a Roberto Re) dell’International Sport Mental Coaching Institute: “La motivazione non basta. Le parole di un allenatore sono certamente importanti e fondamentali, così come il dialogo all’interno dello spogliatoio. Ma in certi casi, solo con il lavoro individuale eseguito insieme a un mental coach si riesce ad arrivare in profondità. Di recente ho letto un’intervista al manager di Francesco Molinari, il golfista che tutto il mondo ci invidia, il quale parlando dei suoi recenti risultati, sottolineava il fatto che è ‘soltanto’ da tre anni che lavora con un mental coach! Eppure molti atleti pensano che in poche settimane si possano ‘sistemare’ tutte le criticità mentali…”.
Tornando a Donnarumma, è significativo ciò che aggiunge l’ex preparatore Vecchi: “Questo accanimento potrebbe diventare un problema, è qui che il ragazzo deve tenere botta. Lo farà anche stavolta, ne sono sicuro. In questa stagione esce molto più e meglio che in passato, è cresciuto nella presa e nelle giocate coi piedi. Rimane straordinario tra i pali e nell’esplosività, nonostante il fisico imponente. Ha 19 anni ed è il titolare del Milan da tre, è il portiere della Nazionale, potrebbe stare nel City al posto di Ederson o nel Chelsea per Kepa. E tra un anno potrà mettersi in mostra in Champions, il Milan può arrivarci. Quanto ai derby, i tifosi rossoneri stiano tranquilli: Gigio gliene farà vincere tanti!”.
Riprende Roberto Re: “È normale che occupare una posizione del genere e guadagnare 6 milioni di euro l’anno, generi delle aspettative e che in qualche modo siano anche giustificate. Tifosi, media e società pretendono delle prestazioni adeguate a quel ruolo e a quei guadagni. Ma il calcio non è un lavoro normale, le pressioni sono altissime e occorre essere preparati a gestirle, sapendo che non potremo essere sempre all’altezza di tutto e di tutti, nel calcio come nella vita”.
“Oltretutto – aggiunge Lorenzo Marconi – a quell’età emergono situazioni che non aiutano. Intanto i ragazzi, anche più giovani di Donnarumma, hanno meno risorse a cui attingere rispetto ai campioni di esperienza, difficoltà a farsi domande potenzianti e a gestire un dialogo interno in maniera corretta. Il motivo è che non hanno ancora acquisito un dialogo interno efficace con un linguaggio potenziante assai utile, che li aiuti a individuare e a gestire i loro stati d’animo in maniera precisa. Sono ancora mentalmente acerbi. E poi aggiungerei anche il disagio che si crea quando a 18 anni inizi a perdere il focus sul divertimento: se quello che fai è focalizzato solo sul risultato, ti dimentichi di stare nel ‘qui ed ora’, ovvero l’importanza del goderti la prestazione elemento fondamentale per uno stato d’animo sereno e focalizzato sul processo e la prestazione nel presente”.
Chiude Roberto Re, che come mental coach ha collaborato con campioni come il pallavolista Lorenzo Bernardi, gli sciatori Kristian Ghedina e Isolde Kostner, la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Londra Jessica Rossi e tanti altri atleti di grandissimo successo: “Se mi piacerebbe lavorare con un campione come Donnarumma? Sì certo, tutta la vita! Sono certo che potrei dargli un grosso aiuto, perché col talento che ha, se lo si affianca a crescere più velocemente, anche sotto il profilo della gestione emozionale, potrà strutturare il suo carattere in maniera molto più solida. È indubbio che Gigio potenzialmente può diventare il nuovo Buffon e quindi un’altra leggenda del calcio italiano per i prossimi vent’anni! Ma sarà in grado di diventarlo solo se crescerà in carattere e personalità tanto quanto in tecnica e fisicità”.