Calcio

Ancelotti e Mancini, la mente al primo posto

By 25 Maggio 2018Maggio 24th, 2022No Comments

Nella gestione di un team sportivo, l’aspetto mentale è una componente fondamentale. Troppe sono le pressioni intorno al mondo del pallone, troppe le responsabilità di un tecnico nei confronti dei giocatori, dei tifosi, della società stessa che è pur sempre il datore di lavoro. Per non parlare dell’interesse spasmodico dei media! Due vecchie conoscenze, in queste ore, salgono sul palcoscenico del calcio italiano: allenatori famosi, entrambi ex calciatori di successo, che tornano alla ribalta sportiva in vista di nuove sfide da intraprendere.

Quella di Roberto Mancini sarà, come sempre càpita a chi siede sulla panchina della Nazionale, un’avventura ricca di insidie e trappole mentali, specialmente in un Paese come il nostro dove tutti – allo stadio, al bar o davanti alla televisione – credono fermamente di essere nati commissari tecnici certificati. E di poter così dispensare consigli (e insulti) gratuiti, solitamente non richiesti.

Non scherza neppure Carletto Ancelotti, che dopo aver rifiutato lui stesso la guida dell’Italia (assente ai prossimi Mondiali in Russia), ha accettato un progetto per certi versi rivoluzionario al cospetto di un presidente, Aurelio De Laurentis, che da uomo di cinema adora le sceneggiature hollywoodiane. Basta guardare la prima foto ufficiale, scattata dopo la firma del contratto, che ritrae il presidente del Napoli e il tecnico emiliano, schiena contro schiena, nella classica posa di James Bond, con tanto di didascalia social: “Il mio nome è Ancelotti. Carlo Ancelotti!”.

Entrambi però non sono solo ex atleti e allenatori vincenti. Soprattutto Ancelotti, che in panchina ha vinto cinque Champions League, allenando in Inghilterra (Chelsea), Francia (PSG), Spagna (Real Madrid) e Germania (Bayern Monaco). Sia Carletto che il “Mancio” sono uomini di sport che hanno saputo portare a casa risultati di livello internazionale non solo per merito delle loro competenze tecniche, ma anche in virtù di un’efficace componente psicologica, riconosciuta tale proprio dagli stessi giocatori allenati.

Mancini e Ancelotti sono ottimi mental coach, in grado di rigenerare campioni (e potenziali campioni) grazie allo loro positiva influenza caratteriale. Va detto che i due non possiedono il medesimo stile d’approccio nei confronti degli atleti. Più riflessivo e “morbido” Ancelotti, disponibile ad ascoltare e motivare i suoi ragazzi grazie a un’infinita dose di pazienza e a un’apparente imperturbabilità che trasferisce sicurezza anche quando tutto sembra perduto. Più “incazzoso” Mancini, che anche da giocatore portava in campo il suo talento caratteriale: una sorta, potremmo dire, di leadership nei comportamenti che gli è valsa la stima, il rispetto (e parecchie antipatie) fra i suoi colleghi.

Nello specifico, l’ex tecnico del Bayern Monaco arriva al Napoli per sostituire Sarri. E molti prevedono che – in maniera intelligente – non andrà a cancellare nulla di ciò che è stato fatto dal tecnico toscano, che ricordiamolo ha portato i partenopei a 91 punti, secondi solo alla strepitosa Juventus. Ancelotti andrà invece ad aggiungere, a cercare di fare meglio partendo da quella formidabile base tecnica, ricca di velocità e bel gioco. Carlo infatti porta avanti un’idea flessibile di calcio, non è schiavo di schemi fissi e rigidità tattiche. E questo, unito al buon carattere, rende i suoi giocatori più leggeri e liberi di creare in base al proprio talento. Possiamo dire quindi che il tecnico reggiano allena prima gli uomini – mentalmente e caratterialmente – per poi approdare alle strategie sul campo.

A questo, in dote di Ancelotti, va aggiunta una ponderata capacità di intuizione (è lui che ha “inventato” Pirlo regista), unita a una visione internazionale che aiuterà di certo i suoi ragazzi a crescere. Rapportandosi con uno sportivo che ha girato il mondo, che ha imparato (a modo suo) quattro lingue e che ormai ne ha viste davvero tante. Come fai a fregarlo uno così, che in pochi secondi, con quel sopracciglio alzato, è in grado di squadrarti e analizzare ai raggi X i tuoi pensieri? Che nel caso dei calciatori vuol dire radiografare paure, timori, speranze, perplessità, orgoglio, egoismi fra compagni di team. Napoli tutta intera dovrà immergersi in una paziente e flessibile sessione di coaching, per stemperare gli eccessi di euforia (portano male e distraggono) e la tendenza a piangersi addosso al primo colpo di vento contrario.

Viceversa Mancini userà il suo “imprinting” mentale nel vero senso etimologico del termine. Un po’ come una chioccia coi pulcini, prenderà i suoi giovani atleti azzurri, frastornati dalla batosta dell’eliminazione dai Mondiali, e farà con loro una lunga e frammentata sessione di coaching (anche lui!), con l’obiettivo questa volta di insegnare loro come si aprono le ali e si trovi il coraggio di volare.

I ragazzi della Nazionale, anche grazie alla presenza di qualche senatore-chioccia, dovranno apprendere in fretta fidandosi del surrogato-madre che con esperienza li guiderà verso un approdo sicuro. Senza approssimazione (in Nazionale hai tempi più lunghi per plasmare un gruppo) e senza bacchette magiche, come ha dichiarato Mancini stesso in conferenza stampa. Il neo CT, che arriva dalla panchina dello Zenit (ma che ha allenato negli anni la Fiorentina, la Lazio, l’Inter, il Manchester City e il Galatasaray), è un intenditore di calcio che capisce a fondo i giocatori (lui stesso si allena giocando le partitelle insieme a loro) e ne intuisce i tratti fondamentali per farli rendere al massimo. “Due cose ho chiesto ai ragazzi” ha spiegato ai microfoni. “Tirate fuori da dentro i vostri sogni e il vostro cuore!”. Una dichiarazione di intelligenza emotiva, che è la vera base degli allenatori-coach.

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

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