Calcio

Filadelfia, la spinta che arriva dalla storia

By 3 Agosto 2017Maggio 17th, 2019No Comments

“Le squadre sono come le persone. Nessuna può rinnegare la propria storia troppo a lungo. Prima o poi succede qualcosa che ti fa tornare là da dove vieni”. Lo stadio Filadelfia, il teatro delle gesta del Grande Torino, torna a vivere dopo un lungo periodo di abbandono e oblio da parte di molti. Ma non della gente del Toro, che ha custodito la memoria, tenuto vivo il mito e ora può festeggiare la realizzazione di un sogno.

È l’occasione su questo blog per parlare dell’importanza della propria storia sportiva, dell’influenza che l’ambiente circostante esercita sulla mente (e sulle convinzioni) di un giovane atleta.

Massimo Gramellini, giornalista e illustre tifoso granata, ha detto nel giorno dell’inaugurazione del nuovo Filadelfia: “Questo è il mio Fila, ma sono sicuro che assomiglia ai vostri. Perché ciascuno di noi conserva in fondo al cuore la memoria di una casa del Padre a cui desidera fare ritorno. La sua Itaca. Il punto di partenza che in ogni grande romanzo di avventure è anche il punto di arrivo”.

Io stesso ho avuto la fortuna, da giovane ragazzo di bottega, di iniziare a fare il giornalista facendo l’aiutante dell’aiutante. Ho trascorso alcuni mesi nella redazione torinese del Corriere dello Sport, imparando i rudimenti del mestiere da Enzo D’Orsi e Marco Ansaldo – due veri professionisti – e da Massimo Gramellini, che allora era un giovane praticante.

Come lui racconta in questo splendido articolo, anche a me è capitato di andare decine di volte al Filadelfia per intervistare i protagonisti del Torino stagione 1986-87, con Gigi Radice allenatore e giovani in campo della qualità di Lentini, Cravero, Francini e Fuser.

Nel mio caso, da juventino, entrare nel tempio granata era sempre una prova speciale. Perché quello stadio – nonostante la rivalità sportiva con la “mia” Juve – esercita un grande e innegabile fascino. L’impianto, che prende il nome dal quartiere della città in cui è collocato, tra il 1926 e il 1963 ha ospitato le partite casalinghe del club, comprese quelle del “Grande Torino”, fino alla tragedia di Superga del 1949. Dagli anni Sessanta – quando la squadra si sposta prima al Comunale e poi al Delle Alpi – fino agli anni Novanta, il Filadelfia rimane utilizzato come campo d’allenamento, ma nel 1993 viene definitivamente abbandonato e poi parzialmente demolito.

Dopo circa due anni dall’inizio dei lavori di ristrutturazione – grazie al progetto e allo spirito imprenditoriale del presidente Urbano Cairo e della Fondazione Stadio Filadelfia – nel maggio scorso è stato presentato il nuovo Stadio Filadelfia, che da quest’estate diventa il centro d’allenamento principale della squadra del Torino.

Quando un atleta ha la fortuna di allenarsi in un luogo ricco di storia, parte con qualcosa in più. Sono componenti che fanno parte della preparazione mentale, delle credenze che ognuno sviluppa nella propria intimità. È come sentire le urla di incitamento di migliaia di persone, rimaste sospese nell’aria, in cerca di qualche nuovo eroe che sappia coglierle, interpretarle e metterle in atto.

Giocare, allenarsi, respirare un certo clima emotivo non è un dettaglio insignificante. Ogni mental coach sa bene che se vuole aiutare i propri atleti a rendere al meglio, ad alleggerire la mente dallo stress, dovrà trovare una “chiave ambientale” che favorisca tutto ciò. Ci sono posti dove, per un’alchimia particolare e spesso sconosciuta, correre riesce meglio, dove una salita si sopporta con maggiore energia, dove la resistenza allo sforzo sembra essere infinita. Quei luoghi vanno conservati, sono sacri per qualsiasi ragazzo che voglia costruirci sopra una carriera sportiva.

Ecco perché il Filadelfia è stato salutato da tutto l’ambiente granata – dai giocatori ai tifosi, fino all’ultimo magazziniere – come un grande alleato grazie al quale si può ricominciare a respirare la storia. La propria storia. Quella che intimidisce gli avversari e fa volare i protagonisti. Di qualunque età e sensibilità.

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

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