
Nel 2014 un maledetto bus schiacciò mortalmente Alessandro, uno dei suoi cinque figli, che stava rincasando con la mountain-bike. Questa impresa è anche per lui. Come l’incredibile salvezza e quella lettera al figlio scomparso, scritta di getto, subito dopo la certezza della permanenza in serie A. “Non so dove sei, ma avrei voluto gioire con te, ogni mia vittoria è anche la tua, ogni mio sogno sarà anche il tuo”. Da quel giorno Nicola è diventato molto più forte, anche se con un grande vuoto nel cuore.
L’impresa, per chi non l’avesse letta, è questa. Davide Nicola ha concluso il suo speciale Giro d’Italia in bicicletta. L’allenatore del Crotone ha mantenuto la promessa fatta lo scorso 7 aprile, due giorni prima della sfida casalinga con l’Inter: “Se ci salviamo, torno a casa in bici..!!”. Detto, fatto. Il destino ha voluto che, dalla vittoria per 2-1 sui nerazzurri, il Crotone trovasse l’abbrivio per un finale di stagione da Champions: 17 punti, gli stessi della Juventus, 2 in meno della Roma e a 5 passi dal Napoli.
A promozione raggiunta (ottenuta sul campo solo all’ultima giornata, grazie a un finale palpitante), Nicola ha dimostrato la sua grande forza caratteriale: il 9 giugno il tecnico è partito dallo stadio Ezio Scida, pedalando dal comune calabrese fino a Vigone, a pochi passi da Torino e soprattutto a pochi chilometri dai luoghi dove è nato. Mille e trecento chilometri complessivi, passando per Taranto, Bari, Pescara, Ancona, Livorno e Genova. Nove tappe in nove giorni, in un viaggio definito dallo stesso Nicola “una favola”. Il viaggio del “mister” del Crotone ha avuto tra l’altro il patrocinio dell’Associazione italiana familiari vittime della Strada e della Federazione Italiana Amici della bicicletta.
Al termine della pedalata, Nicola è tornato a parlare della salvezza raggiunta dal Crotone con un girone di ritorno da record: “Ci siamo costruiti una identità mentale per affrontare campioni che vedevamo solo in tv, capendo che potevamo rimanere in questo campionato. Nel ritorno siamo stati, dal punto di vista organizzativo, molto più continui e nelle ultime dodici partite abbiamo raccolto quello che non eravamo riusciti a raccogliere in precedenza”.
Questo è per te
Se sei un mental coach, un atleta professionista o un tecnico di qualsiasi sport, avrai di certo intuito la fenomenale portata di questa doppia impresa: da un lato la promozione raggiunta dalla squadra grazie a una forma fisica perfetta e a precise strategie mentali (focus di acciaio e allineamento mente-corpo assoluto) e dall’altro la promessa mantenuta dal tecnico, attraverso una performance (il Giro d’Italia in bicicletta) che fa impallidire i quotidiani allenamenti a cui si sottopone l’intera squadra.
Con questi due mesi “invincibili”, Nicola ha rinforzato la sua leadership di professionista a livelli altissimi. A Crotone ha creato un ambiente dove tutti – dal presidente al giocatore più forte, dal tifoso all’ultimo magazziniere – hanno remato all’unisono nella stessa direzione. Convinti fino alla morte di essere in credito con la sorte per aver raccolto, nel girone di andata, un’irrisoria manciata di punti rispetto all’effettivo valore della squadra. Pensaci bene: una credenza che poteva essere limitante (zavorrando la motivazione e nascondendo il gruppo dietro ad alibi di facile portata) è stata invece “ristrutturata” da Nicola in maniera vincente, invertendo la polarità.
Ora il “mister” ha aumentato a dismisura la schiera degli ammiratori e dei presidenti che vorrebbero averlo sulla propria panchina. Ha dimostrato di avere grande testa e una particolare dose di coraggio. Per certi versi, una storia semplice, come recita la targa che il Comune di Torino gli ha donato al suo arrivo al Filadelfia: “A Davide Nicola, per le imprese portate a termine con caparbietà, in panchina così come in sella alla bicicletta”.
Caparbietà è la parola chiave della sua rinnovata identità. Un elemento che non si insegna in aula ma che si coltiva praticando i campi di calcio (o di qualsiasi sport) dal gradino più basso, dai ragazzini di pochi anni fino ai campioni della serie A. Rimanendo il più possibile centrati e consapevoli dell’efficacia delle proprie convinzioni.
Così come in una grande multinazionale, il leader è colui che definisce l’obiettivo, che porta il team a raggiungere il traguardo e che facilita le relazioni fra i componenti del gruppo. Ci sono gli allenatori carismatici (alla Mourinho), i visionari (che sanno comunicare il futuro) e i trasformazionali (che producono cambiamenti positivi nelle persone). Ci sono quelli cosiddetti “transazionali”, che mettono la transazione (offerta di incarichi, denaro, sicurezza) come strumento per ottenere obbedienza. Infine, però, sono solo i leader autentici – quelli che agiscono in sintonia con i propri valori e le proprie credenze personali – a saper costruire relazioni vincenti a lungo termine, basate su credibilità, rispetto e fiducia.
Chiedete cosa ne pensano i giocatori del Crotone. Di sicuro per loro, e per il mondo degli addetti ai lavori, Nicola si è davvero conquistato un posto nella schiera dei leader autentici!