
Se ti interessa realmente sviluppare il tuo team, Antonio Conte può essere per te un potente punto di riferimento. Il tecnico leccese ha ampiamente dimostrato di essere capace di portare al successo un gruppo di persone con abilità complementari, convincendole a impegnarsi e a collaborare per uno scopo comune. Per fare questo, stabilisce obiettivi di performance e modi di lavorare uguali per tutti. Il cemento che rende indistruttibile il team è il senso di responsabilità che Conte inculca ai suoi atleti: ognuno è responsabile della riuscita del percorso e ritiene gli altri responsabili allo stesso modo. La missione è allineata, nessuna scusa. Chi non reagisce con energia è fuori.
Non è la storia di un dittatore dei campi di calcio, ma il profilo di un uomo che – appena arrivato – ha portato il Chelsea alla vittoria in Premier League, uno fra i tornei più difficili e prestigiosi del pianeta. La squadra allenata da Antonio Conte ha vinto il titolo per la sesta volta nella sua storia: nell’albo d’oro dei tecnici vincitori della Premier, Conte succede a Claudio Ranieri, trionfatore l’anno scorso con il Leicester. Prima di Conte e Ranieri, altri due allenatori italiani avevano vinto in Inghilterra: Carlo Ancelotti con il Chelsea e Roberto Mancini con il Manchester City.
Quali sono i segreti di Conte che potrebbero esserti utili nella tua professione (attuale e futura) di coach? Se sei invece un calciatore professionista, quali elementi dovrebbero essere presenti nel bagaglio tecnico del tuo allenatore?
Analizzare le armi vincenti di Conte ci interessa molto perché lui è un perfetto ed esplosivo mix di tecnica, tattica e motivazione. Di fatto ricopre entrambi i ruoli di allenatore e mental coach. Nel caso poi dell’ex CT della Nazionale Italiana, essere stato un calciatore di livello internazionale lo ha certamente aiutato nell’assimilare e vivere direttamente sul campo tutte le strategie, i bisogni e le potenzialità di una squadra di successo.
Conte, non dimentichiamolo, da calciatore ha militato tredici stagioni nella Juventus (dal 1991 al 2004) diventandone capitano e simbolo per grinta, tenacia e dedizione alla squadra. In bianconero ha vinto cinque campionati di Serie A e tutte le competizioni UEFA (tranne la Coppa delle Coppe). Con la nazionale italiana è stato vice campione del mondo 1994 e vice campione europeo 2000.
Vediamo insieme i quattro ambiti nei quali Conte è certamente tra i numeri uno al mondo: in campo, con gli atleti, con l’ambiente e con se stesso.
IN CAMPO
Tattica
È un maestro di tattica, è capace di ritagliare come un sarto il modulo giusto fino alla perfezione. Nel Chelsea quest’anno, dopo una serie di sconfitte iniziali, è tornato alla difesa a 3 che tante soddisfazioni gli aveva procurato sulla panchina della Juve e su quella della Nazionale.
Comunicazione
La sua forza – dicono i giocatori – è di rendere semplici questioni organizzative di gioco. Conte sa spiegare le sue idee alla squadra con determinazione e coerenza: la comunicazione diretta ed essenziale è un plus che trasmette coraggio agli atleti.
Lavoro
Il sacrificio è alla base del suo credo. I giocatori durante la settimana sono spesso sottoposti ad allenamenti duri e intensivi: nel ritiro estivo ha svolto sessioni della durata di 6 ore consecutive.
Ristrutturazione
La PNL spiega come ristrutturare il contesto o il contenuto. Dalle sconfitte si trae l’esperienza positiva, l’interpretazione utile a fare meglio nella gara successiva. Così Conte ha risollevato velocemente la squadra dopo le prime batoste di inizio stagione.
Adattamento
È come il cuoco in grado di cucinare piatti sempre perfetti e gustosi in base agli ingredienti che ha. Conte fa di necessità-virtù: studia le potenzialità degli atleti e li mette in condizione di esprimere al massimo il proprio talento.
CON GLI ATLETI
Rigenerazione
Ha riportato in vetta una squadra che due anni fa aveva conquistato il titolo con Mourinho ma che nella passata stagione era affondata al decimo posto in campionato, al punto da restare fuori dall’Europa. Come Mourinho, Conte è molto abile a rigenerare ambienti depressi, a far ritrovare la motivazione ai giocatori, a trasferire la sua passione e la sua mentalità vincente.
Fedeltà
Un classico di Conte è di individuare undici guerrieri che, più di altri, lo seguiranno nell’impresa. In cambio, questo gruppo di fedelissimi viene fatto giocare sempre (eccetto infortuni o squalifiche). Per Conte, come per ogni generale in battaglia, poter disporre di pilastri dediti alla causa e leali negli atteggiamenti è fondamentale. Lui stesso da giocatore ha sempre dimostrato un attaccamento speciale alla maglia e agli allenatori.
Gestione
È abilissimo nello smontare casi difficili. Quest’anno ha gestito lo spinoso caso di Diego Costa, separato in casa e verso la Cina nella sessione di mercato di gennaio, ma reintegrato in rosa dopo il chiarimento tra i due. Con il cambio del modulo, e il passaggio alla difesa a tre, anche l’adorato John Terry era destinato a giocare di meno. Conte non lo ha messo alla porta perché ha capito quanto ancora contasse la figura dello storico capitano all’interno dello spogliatoio: averlo in squadra sarebbe stato il modo più semplice per conquistare il gruppo e i tifosi. E così è stato.
Visione
Da vero coach, l’allenatore pugliese “vede” nella sua mente le potenzialità nascoste di un giocatore prima di altri (e prima ancora del giocatore stesso). Questa visione del talento futuro lo aiuta a puntare su ragazzi che, fuori da attenzioni mediatiche, possono esprimere al meglio la propria crescita. Un vero scout di campioncini in erba.
CON L’AMBIENTE
Media
Con i giornalisti ha un rapporto mediamente corretto, sebbene talvolta si sia lasciato andare a sfoghi improvvisi. Ma in Inghilterra è come se fosse maturato, e questo lo ha aiutato a entrare in empatia con i media. A gennaio in conferenza stampa ha chiesto a un giornalista se poteva assaggiare un pezzo della sua torta: un siparietto che ha molto divertito per la sua spontaneità. Un mese prima, Conte a modo suo aveva fatto un regalo di Natale ai giornalisti, portandoli in un pub e offrendo a tutti loro una birra. Un momento di condivisione in cui c’è stato anche modo di parlare del suo calcio.
Tifosi
Il pubblico londinese ha adorato Mourinho e adora ancora di più Conte per la sua grinta e la passione con la quale segue ogni partita a bordo campo. Un’energia contagiosa che ha avuto un impatto positivo sull’ambiente. Di recente, quando tutto lo stadio ha intonato l’ormai famoso coro per “Antonio”, anche la moglie di Conte – presente in tribuna – si è emozionata fino alle lacrime.
SE STESSO
Fame di vittorie
Conte porta con sé, ovunque vada ad allenare, la sua fame di risultati positivi, di successi raggiunti con il lavoro e la determinazione. È un uomo di 47 anni che ha sempre voglia di migliorarsi, che mette il cuore in ogni cosa che fa, rischiando, con determinazione. Le sfide non lo spaventano, anzi lo esaltano. Compresa quella linguistica con l’inglese, iniziata con qualche timidezza, ma cresciuta nel tempo insieme alla sua capacità di adattamento.