Calcio

I 2 bisogni che Cassano vuole soddisfare

By 14 Luglio 2017Maggio 17th, 2019No Comments

Cassano a Verona con Pazzini e Cerci.
Nasce il Ca.Pa.Ce. Di tutto. (Ivan Zazzaroni)

Anche Giulietta saluta l’arrivo di Cassano a Verona:
“Oh Romeo Romeo perché sei
così ingrassato Romeo?” (Gene Gnocchi)

Hanno già scritto che il Verona ci ha soffiato
Cassano? (fake di Marotta su Twitter)

 

Scrive Vanity Fair a proposito del ritorno di Antonio Cassano sui palcoscenici della serie A: “Digitando su internet «cassanata», uno dei primi risultati a comparire è il sito della Treccani che, dal 2008, ha inserito il neologismo nel suo vocabolario: «Gesto, comportamento, trovata, tipici del calciatore Antonio Cassano». D’altronde, far finta di nulla avrebbe avuto ben poco senso: da quando, appena maggiorenne, il fenomeno di Bari vecchia è esploso agli occhi degli appassionati di calcio, la sua carriera è stata un continuo alternarsi di genialità ed eccessi. Tanto da renderlo un’icona, un personaggio, che ancora oggi, nonostante vizi ed esuberanze, si prepara a tornare sul palcoscenico della Serie A, con la maglia del Verona”.

Che dire? Fantantonio non ha bisogno di presentazioni. Genio e sregolatezza, laddove il primo molto spesso è stato penalizzato dall’entrata in campo della seconda. Quando giocava nella Capitale, i tifosi giallorossi si divertivano ad aspettare il momento in cui “a Cassano partiva la bbrocca”. Bastava una provocazione minima, un fischio dell’arbitro in una fase di cosiddetta frustrazione e… BUM!

Qualche esempio? Nel 2003 con la Roma, alla prima esperienza in una grande squadra, si lascia andare al gesto delle corna contro l’arbitro Rossetti che lo aveva appena espulso nella finale di Coppa Italia con il Milan. Tre anni dopo, al Real Madrid, viene beccato dalle telecamere mentre, tra le risate dei compagni, fa l’imitazione del suo allenatore Fabio Capello, un duro che non perdona: Cassano finisce infatti fuori squadra per il resto della stagione.

Nella vita privata, stessa solfa. Nel 2008 dichiara in un’intervista di aver avuto negli anni circa 700 donne..!! “Le ho soffiate anche a David Beckham” afferma ridacchiando. No comment. Altro celebre siparietto durante i suoi anni di Milan: gli insulti in dialetto barese rivolti in diretta tv al compagno Pato, colpevole di aver provato a spettinarlo! La più suggestiva resta probabilmente quella del 2008, quando durante un Sampdoria-Torino l’arbitro Pieri lo espelle: “Io ti aspetto qui” gli urla da bordo campo, dopo essersi tolto la maglia e avergliela tirata. Reazione che gli costa una multa salata e una lunga squalifica.

Perché Cassano è un argomento da mental coach? Superando le perplessità di chi sostiene (come nel caso di Balotelli) che si tratti di un caso più che altro… “clinico”, proviamo a capire come potrebbe essere gestito un Cassano, sia dal punto di vista dell’allenatore che da quello di un compagno di squadra.

Identità

A Verona ha scelto la maglia col numero 99 che lo accompagna da diversi anni. Un numero che rappresenta un po’ la sua storia, visto che gli è sempre mancato un punto per fare 100. Lui si vede così, un passo indietro dalla perfezione. È probabile che rifiutarsi di mettere la testa a posto rappresenti per lui una valvola di sicurezza, un modo di svincolarsi di fronte alle grandi responsabilità. È come se dicesse: “Io adulto non lo voglio diventare, lasciatemi ragazzo, spensierato e pazzoide. Solo così posso esprimere il mio genio”. In questo caso, più che un dialogo padre-figlio, Cassano avrebbe bisogno di una comunicazione paritaria, da “compagno di malefatte”, con frasi del tipo: “Andiamo insieme a soffiare la vittoria a quei maledetti dell’altra squadra”.

Bisogno di contributo

Cassano non è un bomber egoista, tipo Bobo Vieri, Pippo Inzaghi o Ibrahimovic: gente che guarda solo la porta ignorando regolarmente i compagni. Antonio invece è con tutta probabilità il miglior assist-man del calcio italiano dai tempi di Rivera, Mancini e Baggio, con la parentesi del Totti degli inizi e di fine carriera. Una seconda punta o trequartista solido, difficile da fermare.

Per un mental coach, il punto di partenza dovrebbe essere questo: Cassano desidera soddisfare principalmente due bisogni, quello di amore e quello di contributo. In base al primo, il talento barese ha bisogno di sentirsi parte di qualcosa, di condividere un progetto e di “appartenere a una tribù”. La sua visione di squadra è quella di una banda che si unisce, tipica dell’età adolescenziale dove la dipendenza psicologica dall’esterno è particolarmente forte. Il riconoscimento e il giudizio altrui ricoprono un ruolo fondamentale per Antonio. Così come il bisogno di dare un contributo, oggi parzialmente soddisfatto grazie alla presenza della moglie e dei suoi due figli. Per incitarlo alla lotta, Cassano va spronato chiedendogli un aiuto, facendogli sentire che il suo contributo può fare la differenza nella vita degli altri.

Nove anni fa, nella sua autobiografia, Peter Pan Cassano scriveva: “Nella mia vita non ho mai lavorato. Anche perché non so fare nulla. A oggi mi sono fatto 17 anni da disgraziato e 9 da miliardario. Me ne mancano ancora 8, prima di pareggiare”. Citando questo passaggio, Piero Faltoni (sul suo blog per Huffington Post) scrive così: “Gli otto anni sono scoccati nel 2016. Il conto, adesso, dovrebbe essere pari. C’è da augurarsi che questo pareggio, con l’aiuto delle persone che gli vogliono bene veramente, possa restituire al nostro calcio il talento più incompiuto di tutti. A 35 anni è finito il tempo degli alibi e dei pentimenti tardivi. Resta solo da fare quel punto per arrivare a 100. E chiudere in grande bellezza”.

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

Lascia un commento a questo articolo

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.