
Uno dei personaggi chiave nelle dinamiche sportive è di certo la figura dell’arbitro. Sia fra i professionisti che tra i dilettanti, l’arbitro riveste un ruolo centrale nell’applicazione delle regole e nella sfera dei comportamenti. Si tratta di un ruolo molto delicato soprattutto quando capita di dover mediare situazioni conflittuali che si verificano in campo. Ogni mental coach che si occupa di sport sa bene che dovrà fare un certo lavoro con i propri atleti per creare un terreno comune e una modalità di interazione con colui “che ha l’ultima parola in campo”.
Un potere (quello dell’arbitro) che va inquadrato nel normale perimetro della sfida sportiva, senza partire prevenuti né riversando sulla “giacchetta nera” una malafede che in molti casi non ha motivo di esistere. L’arbitro va compreso come persona, non solo come elemento autoritario, soprattutto quando deve sopportare pesanti insulti e fischi da parte dei tifosi e dei giocatori. Per prevenire comportamenti polemici e reazioni negative da parte dei giocatori (reazioni che spesso portano a squalifiche e dunque a problemi effettivi per la squadra o il singolo) il coach dovrà aiutare i suoi uomini a immaginare l’arbitro come colui che ha addosso una tensione spesso di gran lunga superiore a quella che attanaglia gli atleti.
Non stiamo affatto giustificando il direttore di gara a prescindere. Ne estrapoliamo però lo scenario circostante, proprio per capire meglio quanto lui stesso si percepisca come una figura di fatto “sola contro tutti”. Per la serenità dell’arbitro ciò che conta è sentirsi autorevole, qualità che si costruisce nel tempo e che si concretizza con la stima professionale da parte di entrambe le squadre. Se l’arbitro è sicuro di ciò che sta facendo, non dico che pretenderà gli applausi del pubblico, ma almeno la collaborazione da parte delle rispettive compagini. In questo modo non sarà tentato dallo schierarsi verso una o l’altra fazione, ma cercherà di mantenere il pensiero lucido e l’azione decisa.
È giusto dunque che i mental coach preparino dei moduli di sessione per lavorare sul tema “arbitro”. Vi assicuro che non capita soltanto con gli atleti (che come abbiamo detto devono introiettare un riguardo verso chi fa rispettare le regole e risolve l’anarchia), ma anche con gli arbitri stessi. Non sono pochi oggi i giudici sportivi che utilizzano i benefici di un mental coach per la gestione degli stati d’animo, per riuscire a reggere le pressioni anche infrasettimanali (i giornalisti a volte cadono nel giochino del capro espiatorio), così come per raggiungere obiettivi di carriera ma anche di forma fisica.
Gli arbitri, insomma, sono parte integrante della buona riuscita di un evento sportivo. Vanno aiutati da chi li circonda e preparati bene da chi può sostenerli nella battaglia contro i pregiudizi.
L’approccio psicologico alla gara dell’arbitro è di fondamentale importanza poiché le pressioni che subisce sono molto più forti e diversificate rispetto alle pressioni che hanno i giocatori in campo. Si parla di minacce, insulti, critiche e giudizi da parte di giornalisti, squadre, direttori sportivi, presidenti, di tutti i giocatori e tifosi.
Come vivere dunque questo ruolo in maniera meno stressante? Come gestire in maniera efficace le relazioni dentro e fuori il rettangolo di gioco? In che modo si può diminuire l’incidenza degli errori durante la gara?
Ti ricordo che un buon arbitro dovrebbe avere le seguenti caratteristiche:
- ottima conoscenza del regolamento
- ottima condizione atletica
- ottime capacità comunicative e relazionali
- ottime ed approfondite competenze psicologiche
Di queste 4 caratteristiche, le competenze psicologiche e comunicative rappresentano circa il 70% del successo di un arbitro.
Queste capacità non sono innate, così come lo studio del regolamento e l’allenamento fisico, si possono esercitare e migliorare sempre di più. E’ importante che un arbitro impari tecniche di focalizzazione, di concentrazione, tecniche di visualizzazione e respirazione per esercitarle e metterle in pratica prima della gara. In questo modo affronterà il gioco con maggior centratura e obiettività, saprà gestire meglio lo stress, gli imprevisti e mediare i litigi tra giocatori.
Saper comunicare è importantissimo per un arbitro. Dalle sue parole, dalle sue modalità, dalla sua capacità di linguaggio dipende la serenità in campo e la buona condotta dei giocatori. E non è solo importante saper comunicare con i giocatori e saperli calmare o farli ragionare, altrettanto importante è saper comunicare con sé stessi proprio per non essere sopraffatti da ansia, scoraggiamento e distrazioni.