
“Se tu fossi il mental coach di Balotelli, cosa faresti?”.
Credo sia questa la domanda che mi è stata rivolta più spesso da quando esercito questa professione. Anche in occasione delle presentazioni in libreria del mio “Campioni si diventa”, non c’è una volta in cui qualcuno non mi chieda cosa farei se avessi l’opportunità di lavorare con lui. Innanzitutto devo premettere che sarei più che onorato di collaborare con un campione del suo calibro; in secondo luogo credo che nel corso degli anni “la questione Balotelli” sia stata enfatizzata fino a far diventare Super Mario l’icona delle teste calde e ingestibili. Insomma, come sempre accade in questi casi, il bisogno che alberga in tutti noi di capri espiatori e di dividere il mondo in buoni e cattivi ha avuto terreno fertile.
Di Balotelli ce ne sono sempre stati e sempre ce ne saranno. Si tratta di giocatori estremamente dotati dal punto di vista tecnico ma incapaci di gestire gli stati d’animo. Baciati dal destino, ma annichiliti da una specie di demone del loro cervello che li induce sempre alle scelte, alle parole e ai comportamenti sbagliati fino a dimezzarne il potenziale e a comprometterne la carriera. Pensate a campioni del calibro di Best, Gascoigne, Cassano, Edmundo, Cantona: dove sarebbero arrivati con un altro equilibrio?
I Balotelli sono ovunque, non solo sui campi della massima serie. Sentite cosa mi ha detto U.T., trequartista di 23 anni che, nonostante buone doti di tecnica e visione di gioco, non è ancora riuscito a schiodarsi dalla Serie D: «Quando mi entrano da dietro, o quando l’avversario mi mette il gomito in faccia, mi va il sangue alla testa. So di sbagliare, ma non vedo l’ora che arrivi l’occasione buona per vendicarmi. Mi sono beccato decine di gialli e un bel po’ di rossi per il mio carattere. Anche con gli allenatori sono un disastro, basta una critica o una parola fuori posto e perdo la motivazione assumendo atteggiamenti da strafottente. Ora sono a un bivio: o miglioro questo aspetto o non diventerò mai un professionista.».
Imparare a subire un brutto fallo o accettare un sopruso è un grande punto d’arrivo. Si tratta di allenarsi a installare nella mente un programma diverso dal programma della reazione. Per fare ciò è necessario pensare alle conseguenze sgradevoli della reazione (ad esempio espulsione, squadra in dieci, senso di colpa, tre giornate di squalifica, settimane sul divano a darsi dello stupido).
“Pre-vedere” il film di cosa capita quando perdi la testa e reagisci è fondamentale nella vita; lo è in modo specifico negli sport che prevedono il corpo a corpo e la relazione con un mister e un gruppo. Ecco il principale insegnamento da impartire a ragazzi come Balotelli.
Tanti giocatori sublimi hanno fallito i loro obiettivi per colpa dei nervi fragili. Nella loro carriera non sono mai stati in grado di farsi “il film del dopo” (delle cosiddette “conseguenze”) limitandosi ogni volta a un cieco botta e risposta.
È possibile che un ragazzo come Balotelli sia cresciuto in un ambiente e con una mentalità in base ai quali sei un uomo solo se non ti fai mettere i piedi in testa. Ecco, questa è una convinzione da dimenticare perché le cose, in ambito sportivo, non stanno così: se vuoi conquistare la fiducia di allenatori e compagni devi dimostrare di non essere una testa calda, bensì una testa ragionante. E in un gruppo una testa ragionante è colui che è consapevole di essere un’importante rotella dell’ingranaggio. Devi arrivare a convincerti, non solo a parole, che il coraggio non risiede nel comportamento botta e risposta, ma nella fermezza, nella disciplina, nella correttezza, nel rispetto delle regole.
Ricordati sempre che la reazione immediata è tipica del bambino, il quale se non può reagire con la forza fisica reagisce con le urla, il pianto, il capriccio; sei una persona adulta, fai qualcosa di diverso. Pensa che se qualcuno ti atterra da dietro lo fa perché non sopporta che tu sia più forte e non gli resta che provare a spaventarti. Se un allenatore ti tiene in panchina non lo fa perché ce l’ha con te, ma perché non gli hai dato un buon motivo per schierarti in campo. Se qualcuno ti offende, non fare una piega, chiuditi nel tuo carrarmato e riprendi a lottare.