Calcio

Il segreto di Claudio Ranieri nello sport

By 22 Marzo 2016Maggio 22nd, 2019No Comments

Il calcio è come una droga, ti entra nel sangue, per cui quando io alleno sono normale, tranquillo, sereno, più c’è pressione e più riesco a essere lucido. Quando non alleno non c’è più quella droga, per cui sono super nervoso, mi incavolo facilmente, insomma, è difficile”. A parlare è Claudio Ranieri, attuale allenatore del Leicester, la squadra-miracolo che contro ogni pronostico sta conducendo la classifica della Premier League, il campionato inglese considerato uno dei tornei calcistici più intensi e spettacolari del mondo.

A nostro avviso, Ranieri prima ancora di essere un tecnico preparato è un vero mental coach. Ecco cosa ha dichiarato in una recente intervista: “Io dico sempre ai miei: cercate il vostro fuoco dentro. Un’occasione così non capiterà più. Cercate quel fuoco, non vergognatevi. E loro non si vergognano, anzi, pretendono di sognare!”. Sentito? Una vera e propria dichiarazione di appartenenza a una sfida dal sapore epico, a una vittoria finale che – se mai dovesse arrivare, davanti a squadroni blasonati come Tottenham, Arsenal, Manchester, Liverpool e Chelsea – sbancherebbe completamente i pronostici dei famigerati bookmakers inglesi. Oltre a portare in paradiso un’intera cittadina di quasi 300mila abitanti nella regione delle Midlands Orientali.

Ranieri è uno che non guarda i suoi giocatori dall’alto in basso, come è solito fare qualche suo illustre collega. Lui è nato a Testaccio, quartiere popolare della Roma romanista, tifoso di quella squadra dai colori giallorossi avvolta e sostenuta dalla passione di un’intera città. “Da piccolo – è sempre Ranieri che ricorda – quando dopo pranzo mi precipitavo a prendere il tram per raggiungere l’Olimpico, mi aspettavo soprattutto una cosa: che la mia squadra desse TUTTO dall’inizio alla fine. Perdere o vincere, è secondario rispetto al fatto di potersi guardare allo specchio. Da ragazzo, pretendevo che i miei idoli dimostrassero attaccamento!”.

Claudio Ranieri

Una flosofia mentale e agonistica che deve essere entrata a far parte del DNA dell’uomo Ranieri. Uno spirito di squadra che lui stesso, da allenatore, non smette mai di trasmettere ogni giorno ai suoi giocatori. Leggete cosa ha detto in un’altra intervista: “Il calcio non è chimica, non ha regole universali. Conta prendere il meglio dal gruppo che hai. Qui si sentono tutti partecipi, giocar male significa tradire gli altri. Sono persone libere, consapevoli, hanno un lavoro e delle responsabilità. Si divertono a mantenerle, a sopportarle. Ho un giocatore che viene ogni mattina da Manchester, uno arriva da Londra. Non sarebbe pensabile in Italia, ma nemmeno in Inghilterra. A Leicester si fa perché il gruppo se lo può permettere. È il risultato di cui sono più orgoglioso”.

Osservando le modalità con cui il tecnico romano gestisce con grande passione il suo gruppo, viene da pensare che Ranieri abbia studiato da mental coach, leggendo ad esempio manuali come “La guerra nel team” di Patrick Lencioni. Un libro che analizza le principali dinamiche negative che contribuiscono a sfasciare una squadra, sia essa sportiva che professionale in genere. Volete sapere quali sono le 5 disfunzioni sulle quali un buon coach deve focalizzarsi per evitarne il più possibile la presenza in ambito lavorativo?

claudio ranieri

Eccole:

  1. Assenza di fiducia – Là dove non c’è fiducia, le persone non si esprimono liberamente, sono sempre sulla difensiva, riducono le proprie potenzialità e di conseguenza anche quelle del team.
  2. Paura del conflitto – Spesso i primi a non affrontare questioni spinose sono i leader che detengono il potere interno. Ma se nell’immaginario collettivo i conflitti sono visti in maniera negativa, in verità possiedono una loro funzione evolutiva. Tanto vale renderli produttivi!
  3. Mancanza di commitment – Compito del coach è mettere ogni componente del team nelle condizioni di esprimere le proprie potenzialità, assegnando obiettivi motivanti. Il semplice consenso non è sufficiente: occorre che nelle persone scatti un senso di responsabilità nei confronti dell’intera squadra. Che vada oltre i singoli interessi personali.
  4. Carenza di affidabilità – Un mental coach deve aiutare i propri atleti a impegnarsi per dimostrare il loro grado di affidabilità. In campo scenderanno persone responsabili del risultato, di cui ci si può fidare perché faranno di tutto per raggiungere l’obiettivo.
  5. Disattenzione ai risultati – Un team vincente è un gruppo di persone che puntano a un risultato comune. Un mental coach condivide delle esperienze vincenti, delle best practice interne alla squadra (che infondono autostima in chi le ha realizzate) o esterne (che innescano un senso di sfida).

In questo blog ti parleremo ancora di strategie per giungere facilmente al tuo migliore stato potenziante, per imparare a ricreare la metodologia usata dai più grandi campioni dello sport.

 

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

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