Calcio

Comportamenti poco “social”

By 11 Ottobre 2016Maggio 22nd, 2019No Comments

Cosa cercano, tramite il palcoscenico dei social network, campioni dello sport come Balotelli, Valentino Rossi, Buffon ed El Shaarawy? Perché godono nello stare sempre in diretta sui vari Facebook, Twitter e Instagram, postando con frenesia assoluta frammenti della loro vita professionale e personale.

Molto spesso, dietro personaggi di altissima popolarità come Federica Pellegrini, Alex Del Piero o Giorgio Chiellini, operano staff di social media manager che decidono strategie di personal branding strizzando l’occhio agli sponsor. Sappiamo che – parlando dello stesso Valentino, probabilmente il più seguito – il suo profilo Twitter @ValeYellow46 ha quattro milioni e mezzo di follower (!!) mentre la pagina Facebook annovera dodici milioni e 700mila fan.

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Cifre incredibili che implicano una responsabilità oggettiva in termini di reputazione e immagine personale. Ciò significa che a certi livelli ogni singola fotografia, ogni più piccola parolina viene amplificata e rilanciata non solo da tifosi e detrattori, ma anche e soprattutto dai giornalisti di mezzo mondo.

Di recente, nell’ambito della Nazionale azzurra di calcio, si è verificata una situazione di forte contrasto tra un tradizionale modo di pensare (Ventura) e un modo recente di relazionarsi e fare pubblica ammenda (Pellè). Stiamo parlando del provvedimento disciplinare messo in atto dal nuovo commissario tecnico Giampiero Ventura nei confronti del trentunenne attaccante pugliese (che attualmente gioca in Cina e guadagna uno stipendio di sedici milioni di euro all’anno!!). È accaduto che durante il secondo tempo di Italia-Spagna (gara di qualificazioni per i Mondiali), al momento della sostituzione Pellè abbia rifiutato di stringere la mano al suo allenatore, rimasto col braccio sospeso e un’espressione di rammarico. Un comportamento che non è passato inosservato da parte dei tifosi ed è stato immortalato dalle telecamere. Oltre a questo, il giocatore è stato poi inquadrato mentre “smadonnava” all’indirizzo del suo tecnico.

Grazie Pellè Ventura, stretta di mano Italia Spagna

Sebbene Pellè dopo il gesto assurdo abbia deciso di scusarsi con Ventura, pubblicando un post su Instagram dove spiegava di aver fatto nuovamente una cavolata (dopo quella del rigore sbagliato agli Europei per troppa presunzione) e aver definito inaccettabile il proprio atteggiamento, il commissario tecnico e la Federazione non l’hanno presa affatto bene e hanno deciso di rimandarlo a casa, senza convocarlo per la successiva gara di tre giorni dopo con la Macedonia.

Vediamola dal punto di vista di un coach che allena un giocatore che si lascia andare a comportamenti del genere. Probabilmente il provvedimento disciplinare è la mossa più immediata da fare, specialmente perché – come ha detto Ventura il giorno dopo – “Graziano non ha mancato di rispetto solo a me, ma anche ai suoi compagni e alla maglia azzurra. Non era accettabile, ha macchiato l’immagine di un gruppo che ha disputato un Europeo importante basandosi su quei valori”. La leadership di un allenatore si misura anche da gesti come questo: Ventura è stato infatti più coraggioso di precedenti “mister” della Nazionale, che non avevano punito alcuni giocatori rei di reazioni simili (Chinaglia con Valcareggi e Baggio con Sacchi).

Per tornare al tema della reputazione online da cui eravamo partiti, c’è da segnalare che Pellè – giovane atleta digitale, che su Instagram ha provato a ricucire pubblicando scuse pubbliche – sembra non aver capito quanto questi gesti plateali nuocciano alla sua immagine di atleta. Sui social infatti una massa di tifosi indistinti lo ha preso in giro e ingiuriato per essere ricascato nei comportamenti del calciatore viziato di cui sopra.

Se da un lato, pensando alla scala dei bisogni fondamentali dell’essere umano, molti atleti tramite i profili Facebook, Twitter e Instagram soddisfano la loro esigenza di unicità e importanza, ma anche di relazione e affetto nei confronti dei tifosi, dall’altro un coach che deve gestire campioni così popolari deve muoversi spesso su un crinale molto sottile, fra il rispetto di certi valori e identità del gruppo e il rischio di essere attaccato da coloro che difendono l’atleta in questione, siano essi tifosi accecati dalla fede sportiva che giornalisti poco obiettivi.

Come in tutte le aziende “normali”, anche le società sportive – che ormai smuovono i capitali di una multinazionale – devono adottare policy di comportamento interno, comprese le regole su come si usano i social network. A volte un tweet può sfuggire, e magari viene perdonato. Ma un “vaffa” rivolto in eurovisione al proprio allenatore difficilmente sarà ignorato. Ventura, comunque non lo ha fatto. E a nostro avviso, ha dimostrato una leadership simile a quella che aveva l’ex commissario tecnico Antonio Conte, di certo molto rispettato per il suo carisma.

Alessandro Dattilo

Alessandro Dattilo

Giornalista, storyteller, blogger, formatore, ghostwriter. Aiuta aziende e professionisti a raccontare la loro storia, a trasferirla sul web, a farla diventare un libro. Tiene seminari su Brand Journalism e Scrittura Efficace per il Business. Oggi è Senior Content Manager per Roberto Re Leadership School e Stand Out – The Personal Branding Company e docente del programma HRD – Da Manager a Leader. Fondatore di TorinoStorytelling e RomaStorytelling, ha scritto e parlato per quotidiani nazionali, network radiofonici e tv locali. Sul web ha lavorato come consulente editoriale e content manager per il Gruppo Enel, Ferrovie dello Stato, Treccani, Ferpi, Fastweb, Reale Mutua, Comin & Partners e molti altri. Per Mondadori ha pubblicato nel 2014 il libro "Scrittura Vincente", una guida pratica su come usare la parola scritta per raggiungere più facilmente i propri obiettivi in campo aziendale, commerciale, professionale.

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