
Da sportivo o mental coach che segui le gesta dei campioni, non ti saranno sfuggite in questi giorni due imprese dove la potenza della mente fa da spartiacque tra una semplice vittoria e un’impresa con riflessi presenti e futuri.
I nuotatori azzurri, e in particolare la 19enne Simona Quadarella, hanno portato i nostri colori a brillare come non mai nella storia di questa disciplina: 22 medaglie di cui 6 d’oro, 5 d’argento e 11 di bronzo. Tutto questo ben di Dio accadeva a Glasgow, durante i campionati europei appena conclusi.
Passo indietro. Tre settimane fa, a Londra, la saltatrice in alto Elena Vallortigara entrava nella storia. Durante la IAAF Diamond League di Londra, l’atleta veneta volava a 2.02, migliorando di ben 6 centimetri il suo record personale e diventando la quarta italiana di sempre a superare i 2 metri (dopo la “mitica” Sara Simeoni, Antonietta Di Martino e Alessia Trost).
Lieto fine? Non sempre, proprio perché l’elemento mentale è in grado sia di sostenere che di abbattere un atleta al momento della competizione più importante.
Da un lato la Quadarella utilizzava la spinta emotiva della vittoria come volano: dopo il successo negli 800 metri stile ibero, realizzava uno storico “tris” di medaglie d’oro, portandosi a casa anche i 1.500 e i 400 metri.
Dall’altro Elena Vallortigara – attesa agli Europei di Berlino tra le favorite – è invece precipitata in una giornata flop, giungendo addirittura 15esima con 1.86: “La mia gara peggiore dell’anno, ho fatto fatica, non riuscivo a connettere la mente con il corpo”. La Vallortigara è arrivata agli Europei con gli strascichi di un virus intestinale, fallendo l’operazione-recupero.
Quando parla di mente, la Vallortigara fa riferimento a un lavoro di connessione che l’ha portata – come dichiarato in una recente intervista – a vincere proprio grazie a un lungo training fisico e mentale. La saltatrice ha cambiato città, ritrovando a Siena un ambiente ideale ed equilibrato per i suoi allenamenti. Con un nuovo tecnico, Elena è quindi ripartita verso una crescita agonistica e psicologica. “Insieme a un lavoro intenso sulla postura, l’equilibrio e l’allineamento, ho fatto anche una sana pulizia mentale. Pulizia di pensieri e di persone, al punto da arrivare a cancellare un sacco di numeri dall’agenda telefonica”.
Capita a tutti, non solo agli atleti, di aver bisogno di alleggerirsi da volti e parole del passato, da zavorre che ci appesantiscono. “Sono entrata in un nuovo set mentale – ha detto – e un luogo dove stare bene”. Per lei ora conta ripartire da questo, dal focus di pensieri sani che comprendano l’eventualità di una sconfitta. Sconfitte che – come ben sanno i mental coach – non sono un fallimento irreparabile, ma solo un passo verso la prossima vittoria.