
Spesso in questo blog scriviamo di “gesti vincenti”, ovvero di modalità che gli sportivi hanno per caricarsi e indirizzare il proprio focus sull’obiettivo. Anche tu fai parte della schiera di atleti che utilizzano (o vorrebbero utilizzare) gli ancoraggi per accedere alle migliori risorse a tua disposizione? Bene! Saprai allora di cosa parliamo quando raccontiamo storie come quella di Gianmarco Tamberi, 23 anni, primatista italiano di salto in alto, quella particolare specialità dell’atletica che ricorda lo slancio dei felini verso l’ostacolo.
Anche se probabilmente si gareggiava in questa disciplina già nei Giochi olimpici antichi (quelli cioè che si svolgevano negli stadi dell’antica Grecia), la prima competizione di salto in alto di cui si ha riscontro si svolse in Scozia all’inizio del XIX secolo, e fu vinta con un salto di 167 centimetri. Oggi il nostro Tamberi ha raggiunto quota 2 metri e 38! Un’altezza che gli vale il record nazionale assoluto e la miglior misura al mondo del 2016.
Di Tamberi, atleta marchigiano, parliamo perché il suo lavoro preparatorio – così come quello della quasi totalità dei professionisti – non riguarda solo l’allenamento tecnico, ma ovviamente anche quello mentale. Gianmarco è un ragazzo vivace e intelligente, che si fa notare in gara sia per i record battuti che per i comportamenti al limite tra lo stravagante e l’anticonformista. Cominciamo da quella “barba a metà” che lo ha reso popolarissimo anche sui social network: #HalfShaved è diventato infatti un hashtag su Twitter, sempre più virale. Più che una scaramanzia, presentarsi in pedana con il viso rasato solo da una parte rappresenta – parole sue – il rito mentale personale, l’aggancio che gli dà la carica e gli ricorda la potenza espressa in quella famosa gara del 2012, a Bressanone, nella quale con la barba su una guancia sola Gianmarco migliorò il personale di undici centimetri (da 2.14 a 2.25) e da lì non la abbandonò più.
Ma lui non è solo barba a metà. L’Half-Beard (come è stata ribattezzata dai media internazionali) non è l’unica trovata di Tamberi, pifferaio magico capace d’incantare intere platee con la sua energia. Agli Europei all’aperto di Helsinki 2012 si presentò con una folta chioma tinta d’azzurro. E dopo aver trionfato negli Assoluti di Bressanone dello stesso anno con un volo a 2.31, chiese ai giudici di posizionare l’asticella a quota 2.46 (un centimetro più su del record del mondo di Sotomayor) per poi lanciarsi direttamente alla Superman sotto l’asticella stessa, esibendosi in un’acrobatica capriola sul materasso e suscitando l’ilarità generale.
“Ho bisogno di immagini vincenti – ha dichiarato – e in allenamento metto l’asticella ad alta quota per abituarmi a quelle altezze. L’approccio mentale è fondamentale: anche quando sono in solitudine a provare i salti, mi sfido continuamente”. Tamberi poi ha raccontato di essere appassionato di molti altri sport, come il basket NBA: “Mi capita di imitare i gesti che i grandi cestisti compiono dopo i successi”. Di fatto, strategie mentali per il successo. Che funzionano, visti gli incredibili risultati ottenuti finora.
Alcuni campioni dello sport sono passati alla storia anche per i gesti che facevano abitualmente al momento del risultato raggiunto. In atletica è passato alla storia il dito alzato di Pietro Mennea, così come i pugni stretti di molti tennisti come Nadal o Fognini. Per non parlare delle esultanze dei calciatori, spesso decisamente pittoresche. Come dice e scrive Roberto Re, in quello stato di picco emozionale assoluto, certi gesti ripetuti più volte in situazioni analoghe rappresentano delle ancore decisamente efficaci.
Lo sapevi che un gesto associato a sensazioni così piacevoli, può essere utilizzato non solo per festeggiare un tuo risultato positivo, ma anche per accedere a una serie di risorse potentissime? Se darai quello stimolo nel modo giusto, l’atleta che è dentro di te sarà in grado di richiamare le stesse sensazioni di forza, energia, grinta a esso associate. Come schiacciando un pulsante.
Gli ancoraggi sono strumenti poderosi, che ogni mental coach deve saper trasmettere al proprio atleta. Il quale eviterà così di ricadere in quel circolo negativo stato d’animo-azione-risultato che fa consumare inutilmente una grande quantità di energie psico-fisiche, attivando emozioni quali l’ansia, lo stress e la rabbia. Avrai constatato tu stesso come in certi casi alcuni campioni, sebbene dotati di tutte le abilità, si infilino in un gorgo fatto di paure, dubbi e insicurezze che impediscono di esprimere le performance migliori.